Aspirazioni presidenziali e prospettive di dialogo: il futuro di Carles Puigdemont, se davvero l'ambizione è di continuare a essere il leader della Catalogna, passa necessariamente dal ritorno in Spagna. Sull'ex presidente della Generalitat, però, pende un mandato d'arresto per l'organizzazione del referendum che aveva decretato la vittoria dei secessionisti e, almeno nelle intenzioni, la nascita della Repubblica di Catalogna. Niente di tutto questo finora tanto che, non più di un paio di giorni fa, le nuove elezioni regionali hanno restituito alla Regione un nuovo governo ma, al momento, nessun nuovo presidente. Puigdemont, ancora a Bruxelles, è stato intervistato da Reuters esprimendo ai cronisti il desiderio di assumere nuovamente la leadership del Paese per cercare di riprendere il discorso interrotto lo stesso ottobre, magari con una strada diversa. Il prossimo governo si insedierà il 23 gennaio.
Puigdemont: “Sono il presidente”
Il leader separatista, dopo aver di fatto fallito nell'impostazione del suo processo di addio alla Spagna, potrebbe reimpostare il suo programma di governo su una linea più tenue: da qui l'appello alla pace lanciato al premier spagnolo Rajoy, colui che aveva avallato l'applicazione del 155, fatto fallire l'ambizione indipendentista di Puigdemont e stabilito le elezioni anticipate. Un voto che, a ogni modo, ha visto la netta imposizione degli indipendentisti ora incerti sulla figura al quale affidare le sorti della regione. Un punto sul quale Puigdemont non ha mai fatto passi indietro: “Se non mi viene permesso di insediarmi come presidente sarà una grande anomalia per il sistema democratico spagnolo. Sono il presidente del governo regionale e resterò il presidente se lo Stato spagnolo rispetta i risultati del voto”.
Prospettive di dialogo
A ogni modo, secondo El Pais, l'ex presidente trascorrerà il venturo Natale a Bruxelles e, come spiegato dal suo legale, tornerà in Catalogna “solo per essere investito della carica di presidente”. Un ruolo che, secondo Puigdemont, non gli è mai stato tolto in modo ufficiale o, quantomeno, corretto: da qui l'opinione di avere ancora diritto alla poltrona presidenziale, nonostante un mandato che tuttora pende su di lui (quello internazionale è stato ritirato). La prossima mossa, dunque, spetterà a Rajoy: al momento appare difficile che il premier spagnolo accondiscenda all'ambasceria di Puigdemont. Va detto, però, che la dura politica di repressione applicata contro l'ex governo catalano ha ricompattato il fronte indipendentista il quale, al momento, è a un incerto bivio sulla linea d'azione da seguire. Il dialogo, dunque, potrebbe essere la soluzione giusta e la stessa figura di Puigdemont si è detta disposta ad ascoltare qualsiasi offerta, anche se non dovesse prevedere l'indipendenza.