Resterà in carcere, almeno per il momento, l'ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont, arrestato nello Schleswig-Holstein in Germania, poco al di qua del confine danese, mentre faceva ritorno a Bruxelles dopo una visita in Finlandia. La convalida del fermo è arrivata da un giudice locale, il quale ha confermato che, per adesso, il leader catalano non tornerà a piede libero: secondo la magistratura, la procedura di estradizione richiederà un periodo compreso fra i dieci e i sessanta giorni anche se, stando ai giudici, influiranno la difesa dell'imputato e anche la sua volontà in merito. Nel frattempo, sono emersi alcuni dettagli legati alla cattura dell'ex governatore della Generalitat, messa in atto nel contesto di un'operazione ad ampio raggio degli 007 spagnoli, 12 dei quali avevano l'ordine di seguire Puigdemont fino ad Helsinki, destinazione raggiunta la scorsa settimana per una conferenza presso la locale università.
Impasse tedesco
E allora, mentre in Catalogna il clima si è fatto rovente dopo l'ondata di arresti delle ultime ore, da Turull allo stesso Puigdemont, al centro di una strana impasse politica è finita la Germania, alle prese con una complicata situazione legata proprio al fermo dell'ex presidente, in merito al quale Berlino ha cercato di assumere posizioni abbastanza neutre, con il portavoce del Ministero degli Esteri a sottolineare che “spetta agli organi giudiziarie dunque non vi è alcun coordinamento fra i governi di Berlino e Madrid in proposito”. Va detto, però, che sarà un giudice tedesco a stabilire se Puigdemont sarà o meno estradato in Spagna, il che implica qualche variabile non certo secondaria nonostante dal Bundestag si stia predicando calma. Un'impasse che, in Germania, si sta traducendo in uno scenario di sostanziale divisione fra coloro che caldeggiano il rimpatrio dell'ex governatore e i restanti contrari.
L'arresto
L'ex presidente catalano, a quanto pare, avrebbe avuto un gps nella sua auto, posizionato lì dagli agenti che avevano il compito di sorvegliarlo. La trappola nei confronti del politico è scattata appena varcato il confine che separa la Danimarca dalla Germania, quando gli 007 tedeschi hanno dapprima allertato l'intelligence tedesca la quale, a sua volta, ha avvisato la polizia dell'arrivo dell'auto con l'ex governatore a bordo, procedendo così all'arresto. Un piano architettato da Madrid che, dopo il fermo di Puigdemont, ha espresso soddisfazione giustificando l'operazione come un tentativo di “neutralizzare le minacce contro l'integrità nazionale, la sicurezza e lo Stato”.