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PRIMARIE USA, HILLARY CLINTON VINCE A WASHINGTON

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Si sono ufficialmente concluse con la vittoria di Hillary Clinton le primarie democratiche del 2016, una vittoria che era già arrivata la scorsa settimana – quando la candidata aveva superato la fatidica soglia dei 2383 delegati necessari per a nomination -, ma con il sorprendete risultato di Washington la Clinton chiude definitivamente la sua campagna per le presidenziali.

La candidata dem ha portato a casa il 78,7% delle preferenze, mentre il suo avversario Bernie Sanders ha ottenuto il 21,1%. Complessivamente, sono stati circa 60 milioni gli amercani che si sono recati alle votazioni, un dato in netta crescita rispetto alle primarie del 2008, quando i votanti furono circa 58 milioni.

La vittoria di Hillary Clinton e la fine delle primarie sono state oscurate dalla terribile strage di Orlando, la peggiore dall’11 settembre del 2001, e le celebrazioni si sono trasformate in un acceso dibattito tra la candidata democratica e Donald Trump, il candidato repubblicano. I due politici si sono scontrati duramente sul problema del terrorismo e il magnate newyorchese ha nuovamente attaccato il presidente Obama e il paritito democratico per la loro eccessiva tolleranza sul tema dell’ immigrazione.

“Il nostro obiettivo dev’essere quello di non lasciare che i politici, Donald Trump o chiunque altro, ci dividano” ha detto Bernie Sanders parlando davanti al suo quartier generale a Washington. Pur non appoggiando apertamente Hillary Clinton, il senatore del Vermont ha espresso il suo impegno affinché Trump non arrivi alla Casa Bianca, un impegno che deve obbligatoriamente prevedere una collaborazione con la sua ex rivale.

I due candidati democratici si sono incontrati in un hotel a pochi passi dalla Casa Bianca, un faccia a faccia privato e dal quale non sono trapelate notizie ufficiali, ad eccezione delle dichiarazioni dei due comitati che confermano le posizioni di Sanders e Clinton, ossia “l’unificazione del partito e la pericolosa minaccia che Donald Trump rappresenta per la nazione”.

Edith Driscoll: