L’attacco hacker “orchestrato” dalla Russia e l’inchiesta sulle mail. Sono queste, secondo Hillary Clinton, i due eventi “senza precedenti” che hanno causato la sua sconfitta alle elezioni presidenziali dello scorso 8 novembre. Per quello che riguarda l’emailgate il “colpo di grazia” lo avrebbe dato la lettera che indicava la riapertura dell’inchiesta scritta dal direttore del Fbi, James Comey, mentre “l’attacco hacker contro il Paese” sarebbe stato diretto in prima persona dal presidente russo Vladimir Putin.
Dopo l’inaspettata, e probabilmente mal digerita, sconfitta alle elezioni, la Clinton esce allo scoperto e punta il dito contro il Cremlino. “Mosca ha cercato di destabilizzare la nostra democrazia“, ha dichiarato la ex first lady parlando ad un incontro con i finanziatori della sua campagna elettorale a Manhattan. Le azioni di hacheraggio da parte della Russia sono state viste dalla Clinton come “un vero attacco all’America dettato da un rancore personale nei miei confronti”. “Non si tratta solo di un attacco a me e alla mia campagna – ha aggiunto -, qui si parla dell’integrità della nostra democrazia e della sicurezza della nostra nazione”.
Sulla vicenda, quanto mai spinosa, ha espresso la sua opinione anche il manager della campagna elettorale della Clinton, John Podesta. Secondo lui l’Fbi – e in particolare il direttore James Comey – avrebbero avuto un atteggiamento troppo “apatico” verso gli attacchi dei pirati informatici del Cremlino. “Se si paragona – ha dichiarato Podesta – la massiccia risposta da parte dell’Fbi allo scandalo esagerato delle email con l’apparente risposta apatica al vero complotto della Russia di sovvertire una elezione nazionale, allora è evidente che qualcosa non va all’Fbi”