Fino alle 17 ora italiana, circa 21 milioni di persone sono chiamate oggi alle urne per le elezioni presidenziali in Uzbekistan, Stato dell’Asia centrale a sud della Russia. Dai primi sondaggi, sembra abbastanza scontata la riconferma di Islam Karimov, presidente dal 1989 – quando il Paese faceva ancora parte dell’ex URSS – ed ex membro del partito comunista sotto Michail Gorbačëv, . L’Uzbekistan si è autoproclamata una Repubblica indipendente nel 1991.
Karimov, 77 anni, ex componente del Politburo – l’ufficio politico del comitato centrale del partito comunista – è il più vecchio presidente delle ex nazioni sovietiche. Per metà uzbeko, da parte di padre, e per metà tagiko, da parte di madre, Islam è cresciuto in un orfanotrofio statale sovietico divenendo, una volta cresciuto, ingegnere meccanico.
La sua corsa alla rielezione è praticamente priva di opposizione: gli attivisti politici sono in carcere o in esilio e non sono stati ammessi candidati indipendenti. I tre candidati rivali non sembrano preoccupare affatto il presidente uscente, soprannominato non a caso “podishoh” (“il re”), tanto che sono in molti, dentro e fuori il Paese, a definire queste nuove presidenziali solo una “farsa”.