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POLEMICHE SU TONY BLAIR: HA SPESO MILIONI DI STERLINE PER LA SUA SICUREZZA

Una vita a cinque stelle fatta di alberghi esclusivi, jet privati e incontri ad altissimo livello, a metà tra diplomazia e affari privati. Il tutto sotto gli occhi vigili degli agenti di scorta e quindi finanziato dai contribuenti britannici con costi che possono arrivare fino a 16mila sterline a settimana (l’equivalente di 22mila euro). A finire sul banco degli accusati è Tony Blair.

Oltre alle spese da capogiro per la sicurezza, suscita più di una perplessità la disinvoltura con la quale l’ex primo ministro avrebbe utilizzato per anni il suo ruolo istituzionale di rappresentante del Quartetto per il Medio Oriente – incarico che lascerà a fine mese – per favorire o condurre una serie di contatti e incontri per le sue attività private, comprese quelle della moglie Cheerie.

L’analisi del quotidiano britannico Telegraph è minuziosa. Durante i suoi viaggi all’estero, Blair per ragioni di sicurezza deve essere accompagnato da una squadra di agenti di Scotland Yard i cui stipendi, straordinari e spese di viaggio sono a carico dei contribuenti. I viaggi più complessi, comprendenti fino a cinque tappe a settimana, rivelano i documenti, hanno comportato l’impiego di otto agenti, mentre almeno altri quattro poliziotti della squadra assegnata all’ex premier rimanevano a vigilare sulle sue abitazioni in Gran Bretagna.

Considerando che gli agenti di scorta guadagnano uno stipendio di almeno 56mila sterline l’anno (circa 77mila euro), solamente in virtù degli straordinari necessari per le missioni al seguito di Blair, il loro salario può salire fino a 70mila sterline l’anno (96mila euro). A questi costi vanno aggiunti quelli per l’alloggio durante le trasferte all’estero. Poiché l’ex premier non si accontenta di nulla al di sotto delle cinque stelle, il costo per le camere d’albergo degli agenti può arrivare fino a mille sterline (1.370 euro) a testa a settimana.

In alcuni casi, concede il Telegraph, quando Blair per effettuare i suoi viaggi ricorre ai jet privati che gli vengono messi a disposizione dai suoi ricchi clienti e interlocutori internazionali, l’ex premier evita di caricare sull’erario le spese di volo per gli agenti di scorta. Eppure, l’immagine dell’artefice del New Labour, con la sua presunta commistione di ruolo pubblico e interessi privati ne esce parecchio appannata. Proprio in un momento in cui alcuni esponenti Laburisti, nell’attesa di scegliere un nuovo leader, stanno tentando di riabilitarne la figura, a lungo tenuta ai margini del partito dal gruppo dirigente legato a Ed Miliband.

La sensazione “piuttosto sgradevole” che Blair “usasse il ruolo di inviato del Quartetto per il Medio Oriente” per condurre affari privati con governi e istituzioni stranieri è suggerita da un ambasciatore che ha partecipato a diverse riunioni nelle quali l’ex premier esercitava il suo ruolo istituzionale. A conferma delle sue parole ci sarebbe il contratto da un milione di sterline ottenuto dalla Tony Blair Associates, l’azienda di consulenza di Blair, con la Banca Mondialep roprio mentre l’ex premier trattava con l’sitituto le misure necessarie alla ricostruzione dell’economia palestinese.

Ancora, il Telegraph punta il dito su altri ricchi accordi commerciali conclusi da Blair con Abu Dhabi per un valore di 45 milioni di dollari, mentre era in trattativa con gli Emirati per i finanziamenti all’Autorità nazionale palestinese. A tutto questo, secondo quanto raccolto da altre testimonianze, si aggiungerebbero le pretese dell’ex premier di ricorrere ai funzionari della rete diplomatica britannica per condurre i suoi affari privati.

Oltre alla ricorrente coincidenza che molti dei personaggi che Blair incontrava per svolgere il suo incarico di inviato del Quartetto finivano poi per essere suoi interlocutori anche nelle vicende commerciali della sua azienda, dello studio legale della moglie o della fondazione di famiglia. Una pratica che, almeno nella ricostruzione giornalistica, più che all’ex presidente Usa George Bush del quale fu l’alleato numero uno nell’invasione dell’Iraq del 2003, avvicina Blair all’ex presidente Bill Clinton, da tempo nel mirino della stampa Usa insieme alla moglie Hillary, ora candidata alla Casa Bianca, per i ricchi affari privati condotti all’ombra della Clinton Foundation.

Come accaduto in altre circostanze, i portavoce dell’ex premier smentiscono le ricostruzioni e negano qualsiasi comportamento scorretto. Comunque sia, il nuovo incarico di Blair come presidente del Consiglio europeo contro l’antisemitismo rischia di partire con il piede sbagliato.

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