Non cessa di far parlare di sé l’omicidio Nemtsov, dalle cui indagini continuano ad emergere indiscrezioni, voci, nuove piste che confondono sempre più la situazione. Adesso il comitato investigativo russo ha intenzione di interrogare come testimone un altro ex ufficiale del battaglione ceceno Sever, in cui militava anche il principale incriminato del caso, Zaur Dadayev. Secondo le fonti l’uomo dovrebbe essere Ruslan Geremeyev, con amicizie e parentele molto alte nella leadership della Cecenia, e che sembra possa essere il mandante, dopo aver ascoltato i cinque uomini incriminati per l’omicidio.
Il problema è che de tra i sospettati che avrebbero parlato, – l’ex vicecomandante del Sever Dadayev (presunto esecutore del crimine) e Tamerlan Eskerkhanov – hanno però ritrattato la loro deposizione e per questo ora ci si dovrebbe limitare ad interrogare Geremeyev solo in qualità di testimone. Secondo quanto ha rivelato nei giorni scorsi il giornale Novaya Gazeta – famoso per le inchieste critiche del potere – che sta svolgendo un’indagine parallela a quella ufficiale, al presidente Vladimir Putin era già stato fatto il nome di un certo maggior Ruslan. E poco dopo il blogger d’opposizione Aleksei Nalvany e altre testate hanno indicato che il misterioso maggiore era proprio il nuovo testimone: l’uomo ha legami molto in alto, infatti è dimote di Adam Delimkhanov, ex comandante del Sever, cugino del leader ceceno e fedelissimo di Putin, Ramzan Kadyrov. Delimkhanov, membro ora del partito di governo Russia Unita, è ricercato dall’Inerpol perché sospettato di aver ordinato l’assassinio del rivale di Kadyrov. Secondo fonti anonime sembra proprio che siano stati Dadayev e Geremeyev a pianificare l’assassinio di Nemtsov in un caffè di Mosca.
Ma lo scoop non finisce qui, infatti sembra che Geremeyev abbia promesso al killer 5 milioni di rubli (83.000 dollari) e gli avrebbe fornito l’arma. Mentre quindi la “pista cecen” sembra essere quella più accreditata tra gli inquirenti, l’opinione pubblica si domanda se il caso si risolverà con la condanna dei cinque ceceni e la classificazione del caso come “crimine motivato da odio politico/religioso” o se, invece, si tornerà all’iniziale versione del “delitto su commissione”. Intanto lo stesso leader del Cremlino, Putin, dopo aver incontrato i rappresentanti dell’Unione degli industriali e degli imprenditori ha detto che le indagini sono sulla “strada giusta”.
Il caso comunque rimane ancora molto intricato, e dalla stampa arrivano ovunque indiscrezioni, che fanno pensare a un guerra di informazione e depistaggi tra le diverse fazioni e poteri coinvolti nella vicena: Cremlino, ceceni, servizi segreti, Comitato investigativo. Chissà che non abbiamo ragione alcuni a vedere in questo il declino del “putinismo”, con il Capo dello stato indebolito che non è più in grado di controllare i diversi gruppi all’interno del Paese.