Il Centro studi degli industriali stima che le imprese italiane potrebbero prestare opere di ricostruzione per un ammontare di circa 30 miliardi in dieci anni. “L'avvio di un programma di stabilizzazione in Libia porterebbe benefici alle imprese italiane stimabili in 4 miliardi l'anno per il prossimo decennio. Soprattutto, porterebbe vantaggi inestimabili per l'Italia, l'Europa e la comunità internazionale, derivanti da un maggiore controllo in un paese chiave nelle rotte dei flussi migratori e per l'approvvigionamento energetico”, afferma il Centro studi di Confindustria in una nota riportata da Radiocor secondo cui l’Italia attraverso le sue imprese di punta sia nel settore delle infrastrutture sia in quello degli impianti di trivellazione ed estrazione potrebbe giocare un ruolo chiave nel programma di rilancio dell'economia libica.
Transizione energetica
La settimana scorsa si è svolto a Tripoli l’incontro tra l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, e il capo del Consiglio presidenziale libico, Fayez al-Serraj. Un'occasione per la società di confermare il proprio impegno nel settore della produzione di energia elettrica e nello sviluppo di progetti in campo eolico e solare in Libia. Presente all'incontro anche il presidente della National Oil Corporation, Mustafa Sanalla. Durante il colloquio, riferisce Adnkronos,, Descalzi ha confermato a Serraj il pieno impegno della società per quanto riguarda le attività operative e progettuali nel paese e anche in campo sociale, soprattutto con le iniziative intraprese nell'ambito della generazione di energia elettrica. Come previsto dal memorandum of understanding firmato l’anno scorso con Noc e Gecol, attraverso la fornitura di parti di ricambio e assistenza tecnica il cane a sei zampe ha contribuito al ripristino nell’area di Tripoli di una potenza erogata pari 425 megawatt. Su questo tema Descalzi ha ribadito a Serraj il proprio impegno a supporto della popolazione libica mettendo a disposizione il know-how e le competenze di Eni nello sviluppo di progetti in campo eolico e solare. Con l'introduzione delle fonti di energie rinnovabili, per la prima volta nel Paese, si fornirà una risposta alla richiesta di maggiore energia elettrica per la popolazione, senza aumentare il consumo locale di idrocarburi. Un passo in avanti nel processo di transizione energetica verso uno scenario low-carbon.
Il nodo dei giacimenti
La società, evidenzia Adnkronos, è attualmente il principale fornitore di gas al mercato locale, interamente destinato ad alimentare le centrali elettriche del Paese per una capacità di generazione elettrica di oltre 3 gigawatt. Con il presidente della Noc, Sanalla, l'ad di Eni ha fatto il punto della situazione sullo stato dei progetti in corso e futuri in Libia. Per quanto riguarda Bahr Essalam (Bes), la fase 2 del progetto, che completa lo sviluppo del più grande giacimento a gas in produzione nell’offshore libico, è stata conclusa con successo portando la produzione totale del campo a 1.100 milioni di piedi cubi di gas al giorno (Mmscfd). Sul tavolo dell'incontro anche il completamento del progetto Wafa Inlet Gas Compression (Wigc), che sta fornendo un contributo significativo per sostenere il settore energetico del Paese attraverso l’aumento dell’offerta di gas destinata al mercato interno. Giacimento storico per la Libia, la cui produzione ha rappresentato il 38% della produzione complessiva di gas di Mog nel 2018, il suo completamento è un risultato significativo soprattutto alla luce del “contesto sfidante” dell'onshore.