La Polonia va avanti sulla riforma della Corte suprema, nonostante la minaccia di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea.
La decisione
La presidenza del Paese ha annuciato il pensionamento di Malgorzata Gersdorf, presidente della massima istanza giurisdizionale nazionale. Decisione che è in linea con la controversa legge voluta dalla maggioranza conservatrice che secondo Bruxelles minerebbe l'indipendenza dei giudici. L'incarico di Gersdorf scadeva nel 2020 e la presidente si è sempre rifiutata di lasciarlo. Un suo portavoce ha riferito che Gersdorf ha designato un giudice della Corte suprema per sostituirla “in caso di assenza” e che è sua intenzione tornare domani alla Corte Suprema.
Scontro con Bruxelles
Lunedì scorso la portavoce della Commissione Ue, Margaritas Schinas, ha annunciato l'apertura della procedura d'infrazione. Il dialogo con Varsavia, ha sottolineato, “non ha portato a progressi sufficienti“. Alla Polonia era stato concesso un mese per rispondere ma le ultime evoluzioni lasciano intendere che il governo conservatore non ha intenzione di tornare sui propri passi.
La legge
Sulla base della nuova legge che abbassa l'età pensionabile da 70 a 65 anni, 27 dei 72 giudici della Corte suprema rischiano di essere costretti ad andare in pensione. Secondo la riforma, i magistrati in carica possono dichiarare la loro volontà di non ritirarsi, ma la decisione è assunta dal Presidente polacco senza criteri prestabiliti e senza possibilità di ricorso. Secondo la Commissione, queste misure “danneggiano il principio dell'indipendenza della giustizia, inclusa l'irremovibilità dei giudici“.