Secondo giorno di visita a Gerusalemme per Mike Pence che oggi si è recato al Muro del Pianto, luogo sacro dell'ebraismo. Secondo la tradizione, il vicepresidente ha lasciato una preghiera tra gli interstizi delle pietre dell'antico tempio ebraico, distrutto nel primo secolo d.C. dai romani. “E' un grande onore pregare in questo luogo sacro, Dio benedica il popolo ebraico e Dio benedica sempre lo Stato di Israele“, ha scritto Pence nel libro dei visitatori. Il vicepresidente americano ha affermato di sentirsi “molto ispirato” dal luogo in cui si trovava in visita.
Caos stampa
Durante l'evento, riporta l'Agi, si sono verificati problemi nella gestione dei numerosi reporter al seguito. Le autorità di custodia del Muro, infatti, hanno provveduto a separare i giornalisti dalle giornaliste al seguito di Pence, impedendo a queste ultime di avere sott'occhio quanto accadeva. La querelle è stata poi sedata da un compromesso, in virtù del quale alle reporter è stato permesso di uscire dal luogo coperto in cui erano state confinate, e di dotarsi di sedie sulle quali sono salite per poter avere la vista sul Muro. “Non è giusto che mi venga impedito di fare il mio lavoro perché sono una donna – ha detto Tal Schneider del Globes a Haaretz – tutto ciò è inaccettabile nel mondo di oggi”.
Dialogo difficile
Durante il suo intervento di ieri alla Knesset, Pence ha ribadito che la decisione di riconoscere Gerusalemme quale capitale d'Israele crea l'opportunità di far “progredire i negoziati di pace”. E tuttavia l'Anp, proprio in virtù di tale scelta, non considera più l'amministrazione americana una parte affidabile. Per l'Autorità palestinese il futuro della Città Santa deve essere definito nell'ambito di negoziati per una soluzione complessiva al conflitto israelo-palestinese e non frutto di azioni unilaterali. Da parte sua, Pence ha esortato la leadership palestinese a “tornare al tavolo” dei negoziati: “La pace – ha aggiunto – può arrivare solo attraverso il dialogo“. Immediata la condanna dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina che ha attaccato il discorso “messianico” di Pence, “regalo per gli estremisti“.