A 45 anni dall’Apollo 17, gli Stati Uniti tornano a guardare alla Luna. Non solo in ottica esplorativa, ma anche in funzione di una futura missione su Marte, con il nostro satellite che potrebbe fungere da “trampolino” verso il pianeta rosso. L’annuncio del vicepresidente americano Mike Pence ha aperto i lavori del Consiglio Spaziale Nazionale degli Stati Uniti. Secondo il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Roberto Battiston, sentito dall’Ansa, le parole di Pence “rimettono lo spazio al centro delle decisioni politiche. Non a caso la corsa allo spazio è cominciata grazie a una fortissima volontà politica, legata a quel tempo al confronto tra Usa e Urss”.
A differenza di quanto era accaduto in passato, ha osservato Battiston, “oggi la politica torna a battere il ritmo della sfida spaziale attraverso la collaborazione tra le più importanti agenzie del mondo, cinesi inclusi”. Nella nuova corsa alla Luna, ha aggiunto, “anche l’Italia farà la sua parte, con le sue aziende, i suoi scienziati e i suoi astronauti”. Nello scenario che si sta delineando per il futuro dell’esplorazione compaiono nuovi attori: accanto a Russia e Stati Uniti ci sono l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e la Cina, che sta costruendo la sua Stazione Spaziale.
Questa volta però, ha rilevato Pence, “gli astronauti americani non torneranno sulla Luna per lasciare orme e bandiere, ma per costruire le basi da cui partire verso Marte e oltre”. L’intenzione dell’amministrazione Trump, ha osservato, è anche “promuovere lo sviluppo della tecnologia spaziale per proteggere la sicurezza nazionale” da eventuali attacchi ai sistemi satellitari. Il vicepresidente degli Stati Uniti ritiene che il ritorno sulla Luna debba avvenire per tappe: per prima cosa gli Stati Uniti intendono “gettare le basi per mantenere una presenza umana costante nell’orbita bassa della Terra”, ossia alla stessa quota nella quale è attiva la Stazione Spaziale Internazionale.
Un’altra importante differenza rispetto alla prima corsa alla Luna è nel fatto che, accanto a un insieme di nazioni pronte ad affermarsi nell’esplorazione spaziale, sono entrate in gioco le aziende private alle quali la Nasa è legata da accordi di collaborazione. Space X, Lockheed Martin, Boeing e Orbital Atk si stanno preparando e stanno studiando i futuri veicoli in grado di trasportare equipaggi umani nello spazio, come lo Space Launch System e la capsula per i voli umani Orion. Secondo alcuni il ritorno alla Luna potrebbe essere possibile già entro cinque anni. Trasformare questa previsione in realtà non richiederà solo tecnologie innovative perché la volontà politica di raggiungere quel traguardo sarà altrettanto importante, così come un programma di finanziamenti a lungo termine.