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Pena di morte, in Cina una proposta per ridurre i reati punibili

La Cina, il Paese con il numero più alto di esecuzioni capitali al mondo, sta valutando l’eliminazione della condanna a morte per nove reati, tra i quali il contrabbando di armi e materiali nucleari, l’ostacolo al lavoro delle autorità. Attualmente sono 55 i crimini per cui è prevista la pena capitale nel Paese. Il tema è all’esame del Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, il vertice decisionale del Parlamento cinese. Tra gli altri nove reati interessati dalla novità, la falsificazione di banconote, l’ammutinamento, lo sfruttamento della prostituzione e anche forzare qualcuno a prostituirsi, la diffusione di falsi rumors in tempo di guerra. Ulteriori restrizioni sono poi previste per l’esecuzione di condannati alla pena di morte con sospensione, una misura generalmente equivalente all’ergastolo, in Cina.

La bozza di legge arriva a pochi giorni dalla chiusura, giovedì scorso, del Quarto Plenum del Comitato Centrale, che si è concentrato interamente sulla riforma della giustizia. In Cina, ogni anno, vengono condannate a morte più persone che in tutto il resto del mondo, anche il se il numero di condannati è stato in netta diminuzione negli ultimi dieci anni, scendendo sotto le quattromila esecuzioni (dati di Human Rights Watch). Se la proposta di riduzione del numero di reati verrà adottata, sarà la seconda volta dal 1979, che per alcuni reati sarà eliminata la pena di morte. Il Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo ha già depenalizzato tredici reati relativi a frodi finanziare, al contrabbando di antichità e di metalli preziosi, allo spaccio di ricevute false e al furto di rovine archeologiche. Dal 2007, l’approvazione delle condanne a morte decise dai tribunali dei centri più piccoli deve passare dalla Corte Suprema del Popolo, per verificare l’accuratezza del verdetto.

Sara Sbaffi: