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Pena capitale in Giordania: 15 persone impiccate per terrorismo e per crimini comuni

Pena capitale in Giordania, monarchia costituzionale del Vicino Oriente. Questa mattina all’alba 15 persone sono state messe a morte con l’accusa (per dieci di loro) di terrorismo e – le altre 5 rimanenti – per crimini comuni. Lo riferisce l’agenzia ufficiale del Regno hascemita, governata dal monarca Abdullah II al Husayn. Gli estremisti erano stati condannati per attacchi alle forze di sicurezza, all’ambasciata giordana in Iraq nel 2003 e ai siti turistici.

La pena di morte in Giordania è in vigore da sempre, nonostante nel 2005 re Abdullah II avesse proposto di “occidentalizzare” il Paese trasformandolo nella prima Nazione mediorientale senza pena capitale. Le condanne sono però riprese nel 2014 quando 11 persone vennero impiccate per crimini comuni. In totale dal 2006 a oggi, sono 122 le condanne eseguite. L’ultima sentenza di morte era stata applicata nel febbraio 2015 quando vennero impiccati due iracheni – un uomo e una donna – in rappresaglia del pilota arso vivo dall’Isis.

La donna era Sajida al-Rishawi, condannata per gli attentati del 2005 nella capitale giordana, oggetto della trattativa (poi fallita) con il Califfato che ne chiedeva la scarcerazione in cambio della liberazione del pilota giordano. La seconda persona era Ziad al-Karbouli, anche lui combattente di al Qaeda e nel braccio della morte dal 2008 per aver pianificano attacchi terroristici contro cittadini giordani in Iraq.

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