Con lo shutdown di mezzo saltano anche i principali impegni del presidente degli Stati Uniti: Donald Trump ha infatti annunciato che l'annuale discorso sullo Stato dell'Unione, al momento, non si terrà. Di mezzo, ancora una volta, ci sono Nancy Pelosi e i democratici, con la speaker della Camera che, troncando immediatamente la questione, ha fatto sapere al Tycoon che gli avrebbe impedito di pronunciare il discorso mentre il governo continua a restare chiuso. Non che al presidente manchino alternative, tra sedi universitarie e altri spazi congrui a ospitare l'importante rendez-vous alla Nazione: di certo, però, lo scontro con la speaker della Camera inizia a toccare toni sempre più elevati e l'aver perso questa parte del Congresso alle midterm inizia a sortire qualche effetto di troppo nei confronti dell'amministrazione, ancora di più in una fase complicata e controversa come quella dello shutdown.
Il contenzioso
Tutto è avvenuto tramite un fitto scambio di missive fra Trump e Pelosi, l'ultima delle quali a firma della speaker, nella quale si specifica che, a shutdown in corso, le porte della Camera sarebbero rimaste chiuse. Un aut-aut al quale Trump ha replicato a metà fra l'ironico e lo stizzito, spiegando che “il discorso sullo Stato dell'Unione è stato annullato da Nancy Pelosi perché non vuole sentire la verità, non vuole che il pubblico americano senta cosa sta succedendo e ha paura della verità”. Il tutto mentre il Senato si appresta a un voto decisivo che potrebbe determinare la fine o la continuazione di uno dei periodi più complessi della storia recente degli Stati Uniti. E, nel frattempo, le proposte si susseguono, con l'ultima che, addirittura, prevedrebbe di finanziare la cifra richiesta per il muro nella sicurezza, senza erigere però barriere fisiche al confine messicano. Una soluzione paventata ma finita al centro di un contenzioso fra i rispettivi leader dei partiti in Senato, Mitch McConnell e Chuck Schumer. Un'ipotesi dunque destinata a finire in soffitta, come quella del doppio voto, preservando uno stallo del quale, ancora oggi, il solo Donald Trump sembra possedere le chiavi.