Anche la Cina chiede a tutte le parti coinvolte negli scontri a Tripoli di fermare le ostilità e “risolvere le differenze attraverso il dialogo e i negoziati“. Pechino, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, vuole che si continui “a portare avanti il processo di risoluzione politica” per “realizzare a breve la riconciliazione e la stabilità” in Libia.
La situazione
Tripoli è da ore scenario di combattimenti a colpi di mortaio, all'indomani della proclamazione dello stato d'emergenza da parte del governo libico di Fayez al-Serraj, che ha anche chiesto aiuto a una potente milizia di Misurata per difendere il suo esecutivo dalle violenze che dal 27 agosto hanno causato almeno 47 morti e 129 feriti. La Forza Antiterrorismo di Misurata guidata dal generale Mohammad al Zain è arrivata nella caserma Tajura alla periferia ovest di Tripoli con 300 fra blindati e “tecniche” dotate di armi pesanti. L'auspicio dell'esecutivo di Serraj è che la sua presenza possa indurre la Settima Brigata di Tarhuna a fermare l'offensiva che anche ieri l'ha vista fronteggiare le milizie filo-governative nell'area di Alhadba Alkhadra, a 6 chilometri dal centro e dell'ambasciata italiana, parzialmente evacuata.
Facebook down
Nella capitale libica sono stati registrati anche problemi nell'utilizzo di Facebook. Un disservizio intenzionale, secondo alcuni attivisti. Ma il portavoce della Società internazionale delle telecomunicazioni di Tripoli, al Libya Observer, ha spiegato che l'oscuramento di Fb è dovuto a un malfunzionamento del provider internazionale. Gli ha fatto eco, un funzionario della Libya Telecom and Technology (Ltt), il quale ha assicurato che Facebook non è stato bloccato, ma che ha subito un problema tecnico, su cui è stato chiamato a intervenire il provider internazionale. Libyan Mail, Telecom e It Holding Company hanno spiegato il disservizio con la mancanza di sicurezza nella capitale, dove a causa delle ostilità gli ingegneri non riescono a raggiungere i siti dove sono collocate le apparecchiature da resettare, dopo un blackout elettrico e neppure a riparare alcune centrali, guastate dagli scontri a fuoco nella zona.