La Polonia declina ogni corresponsabilità nell'Olocausto degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale con una legge, approvata con 57 voti favorevoli dal Senato di varsavia, che prevede fino a 3 anni di carcere per chi definisca “polacchi” i campi di sterminio istallati dai nazisti. Il provvedimento, che deve essere ancora firmato dal presidente Andrzej Duda, è stato aspramente contestato da Israele, secondo cui la Polonia vuole “riscrivere la storia“.
Dibattito
Per i conservatori polacchi, l'uso del termine “campo di sterminio polacco” induce a pensare che la Polonia abbia avuto responsabilità nella Shoah. Tel Aviv invece contesta il tentativo di negare la partecipazione di alcuni polacchi allo sterminio degli ebrei e persino la possibilità di perseguire i sopravvissuti al genocidio che potrebbero evocare tali casi. Dopo l'approvazione della legge venerdì scorso dalla Camera bassa, il premier Benjamin Netanyahu aveva protestato in modo veemente: “Non tollereremo che la verità venga distorta e la storia riscritta o l'olocausto negato”.
La replica
Come risposta ieri alla Knesset è stata presentata una proposta di legge, che ha ottenuto il sostegno in linea di principio di 61 deputati israeliani su 120, la quale introduce 5 anni di carcere per coloro che “riducono o negano il ruolo di quanti hanno aiutato i nazisti nei crimini commessi contro gli ebrei“.
Proteste
A Varsavia, intanto un centinaio tra artisti, giornalisti e politici polacchi, tra cui la regista Agnieszka Holland, l'ex presidente Aleksander Kwasniewski e l'ex ministro degli Esteri Radoslaw Sikorski, hanno firmato un appello chiedendo un emendamento per eliminare la criminalizzazione delle espressioni offensive per la Polonia. Un gruppo di ebrei polacchi ha anche pubblicato una lettera aperta contro la nuova legge che “può portare a penalizzare coloro che dicono la verità sugli informatori polacchi e sui cittadini polacchi che hanno assassinato i loro vicini ebrei”. Ma il Senato ha approvato il testo senza alcuna modifica. Duda si era detto “sbalordito” dalla reazione di Israele. “Non possiamo tornare indietro, abbiamo il diritto di difendere la verità storica“. E ieri, durante il dibattito, il vice ministro della giustizia Patryk Jaki ha sostenuto che la violenta reazione israeliana sia in parte dettata da problemi di politica interna.
Usa preoccupati
Anche gli Stati Uniti si sono detti preoccupati per le “conseguenze” di questa legge e hanno invitato Varsavia a riflettere. “Espressioni come 'campi di sterminio polacchi' sono imprecise, suscettibili di essere fuorvianti e offensive”, ha detto in una nota la portavoce del Dipartimento di Stato Heather Nauert. “Ma siamo preoccupati che questo disegno di legge, se approvato, influenzi la libertà di espressione e il dibattito storico“. E ha avvertito che potrebbe anche avere “ripercussioni” sugli “interessi e le relazioni strategiche della Polonia con gli Stati Uniti e Israele”.
La tragedia
Durante la Seconda Guerra Mondiale, morirono sei milioni di polacchi, di cui tre milioni erano ebrei. Nella Polonia occupata i tedeschi stabilirono che qualsiasi aiuto agli ebrei fosse punito con la morte.
Ma molti polacchi aiutarono gli ebrei: il museo di Yad Vashem a Gerusalemme, dedicato alla memoria dell'Olocausto, ha identificato 6.700 polacchi distintisi come “giusti delle nazioni“. Yad Vashem si è espresso contro il progetto ma martedì ha conferito una medaglia postuma a tre polacchi. La cerimonia, ha spiegato un portavoce, era attesa da tempo e la coincidenza con la polemica è stata assolutamente casuale.