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Parigi vara una manovra lacrime e sangue

Da una parte le promesse di investimenti e riforme di Emmanuel Macron, dall'altra una legge di Bilancio incentrata su rigore e austerità. C'è una Francia che proclama e, un'altra, più realista, attenta a far quadrare i conti, indipendentemente dalle inevitabili ripercussioni elettorali. 

Ostacoli

“Il governo è costretto a camminare sulle uova. E' un gioco da equilibrista. La chiusura del bilancio ha costretto Bercy a dare prova di immaginazione, in assenza di veri margini di manovra“, è il commento di fonti della stampa d'Oltralpe raccolto dall'Agi. A gravare sui conti pubblici francesi diversi indicatori macro-economici negativi: deficit molto vicino alla soglia del 3%, rallentamento della crescita – con un aumento del Pil previsto di 1,7% nel 2019 secondo il ministero delle Finanze, di 1,6% per la Banca di Francia, invece dell'atteso 1,9% – e inflazione all'1,3%.

Meno tasse?

Oltre a questi dati macro-economici non proprio rosei, il governo Philippe deve fare i conti con la conseguente riduzione del gettito fiscale di 6 miliardi di euro. Un taglio alle tasse per le famiglie che riguarda l'imposta sulla casa, ridotta per l'80% dei francesi (-3,8 miliardi), i contributi salariali (-4 miliardi) e la contribuzione sociale generalizzata (Scg) per 300 mila pensionati. A gran voce il governo ha presentato il bilancio 2019 come generatore di potere di acquisto per i francesi, stufi delle troppe tasse e sempre più critici nei confronti dell'operato sociale del presidente Macron, al 29% di popolarità nei sondaggi.

La realtà

La stima dei 6 miliardi viene, però, ridimensionata dall'Osservatorio francese delle congetture economiche (Ofce): il guadagno del potere di acquisto non dovrebbe superare i 3,5 miliardi di euro a causa di una serie di aumenti, per un totale di 3,1 miliardi di euro, dovuti ad un rincaro dell'energia, delle sigarette e delle imposte per la transizione energetica. Nel 2019, inoltre, i francesi dovranno fare i conti con tagli alle spese sociali da parte dello Stato: pensioni e sussidi alle famiglie saranno rivalutate solo dello 0,3% mentre l'inflazione prevista si aggirerà sull'1,3%. Per lo Stato significa un risparmio di circa tre miliardi di euro.

Lavoro

Le politiche occupazionali subiranno una diminuzione di crediti per 2,1 miliardi di euro, il che significa un numero inferiore di contratti di lavoro sostenuti dallo Stato. Sono anche previsti tagli all'occupazione nel servizio pubblico, con la soppressione di 50 mila posti da qui al 2022, in primis nei ministeri della Pubblica istruzione e dei Conti pubblici. Nel settore privato, invece, le aziende dovranno aspettare altri dieci mesi per poter usufruire della diminuzione dei contributi sociali da pagare, inizialmente prevista per il 1 gennaio 2019.
Tuttavia aumenteranno i fondi a disposizione di alcuni ministeri, tra cui quello della Transizione ambientale, con un budget che segnerà + 3,1%, mentre la Pubblica istruzione guadagnerà 850 milioni di euro.

Monito

Nel giorno della presentazione della legge di bilancio arriva un monito dall'Alto consiglio delle finanze pubbliche, organo di valutazione indipendente. Se lo scenario macroeconomico presentato dal governo appare “realistico“, il debito pubblico “rimane ancora troppo alto, nell'indifferenza degli altri Paesi” europei. “In caso di rallentamento delle attività economiche, i margini di manovra saranno ulteriormente limitate” avverte l'Alto consiglio. 

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