Non accennano a placarsi le proteste in Paraguay, dove nella notte migliaia di persone sono scese nuovamente in strada e si sono riunite davanti alla sede del Parlamento per chiedere al governo di ritirare il progetto di riforma costituzionale che permetterebbe la rielezione di presidenti ed ex presidenti.
Le proteste
“No al golpe”, “Mai più dittature”. Sono alcuni degli slogan che si sono ripetuti nella protesta, che questa volta si è svolta senza incidenti. Lo scorso primo aprile, sempre in una manifestazioni contro la riforma, si erano verificati gravi scontri davanti al Parlamento e un giovane aveva perso la vita.
La riforma contestata
Lo scorso 31 marzo, durante una “sessione parallela”, una maggioranza di 25 senatori pro governativi su 45 ha approvato l’emendamento alla Costituzione, non prima di aver modificato il regolamento, che richiedeva una maggioranza di almeno 30 voti per poterla approvare. A un anno di distanza dalle prossime elezioni presidenziali del 2018, la riforma dovrebbe consentire al presidente conservatore Horacio Cartes, al potere dal 2013, e all’ex presidente Fernando Lugo, di candidarsi per un nuovo mandato. La Costituzione del 1992, introdotta dopo 35 anni di dittatura, limita infatti rigorosamente i presidenti a un unico mandato di cinque anni. Ma il presidente in carica, Horactio Cartes, sta tentando di abolire la restrizione per presentarsi alla rielezione, in programma nel 2018.
L’iter per l’approvazione della riforma
Dopo il Senato, anche la Camera dei deputati – dove il governo gode di una larga maggioranza – dovrà approvare a sua volta la riforma. Il voto era stato messo in agenda per oggi, ma è stato posticipato in seguito alle nuove tensioni. In caso di approvazione da parte delle due Camere, il tribunale elettorale dovrà convocare un referendum nell’arco di tre mesi.