Non accenna a sgonfiarsi, in Medio Oriente, la polemica sulle parole di Donald Trump, pronunciate nella ormai nota conferenza di Fort Mayer, durante la quale ha informato sul progetto di intensificazione della missione in Afghanistan. Nel corso della relazione, il Tycoon aveva lanciato un attacco indirizzato al Pakistan reo, secondo il presidente, di offrire “paradisi sicuri” ai terroristi talebani, minacciando il taglio degli aiuti finanziari. Dopo la replica arrivata dai diretti interessati nella giornata di ieri, a tornare sulla questione è stato l’Iran che, attraverso le parole del portavoce del Ministero degli Esteri, Bahram Qasemi, ha condannato la strategia Usa nei confronti del Paese asiatico affermando che “devono smettere di interferire negli affari dei Paesi della regione e prendere decisioni per loro”.
Iran: “Interferenze sbagliate non danno risultato”
Il riferimento dell’autorità iraniana non riguarda solo il Pakistan ma anche il confinante Afghanistan, dove l’US Army è impegnato da oltre tre lustri in una campagna militare che, a breve, verrà potenziata dall’invio di altre 4mila unità a Kabul, come stabilito dallo stesso Trump: “Quello di cui gli Stati Uniti oggi accusano altri Paesi – ha proseguito Qasemi – è il risultato delle politiche sbagliate e malintenzionate di Washington nella regione, in particolare in Afghanistan. Le strategie opportunistiche, le politiche unilaterali e le interferenze sbagliate non hanno dato altro risultato se non quello di sviluppare il caos, la crescita del terrorismo e dell’estremismo nella regione”.
Cooperazione collettiva
Sul tasto della destabilizzazione, toccato dal Comitato nazionale per la sicurezza del Pakistan in un comunicato di risposta alle accuse del Tycoon, è tornato a premere anche l’Iran, il quale ha invitato gli Stati Uniti a limitare le interferenze nella regione, spiegando che “questi Paesi godono della necessaria capacità di cooperazione collettiva nella lotta al terrorismo”. Un concetto ribadito anche dall’autorità pakistana nella replica apparsa ieri. Per questo, ha concluso il portavoce Qasemi, “per garantire la stabilità e la sicurezza nella regione non hanno bisogno delle strategie destabilizzanti e del terrorismo statunitense”.