Nella capitale del Pakistan, Islamabad, le proteste vanno avanti da più di un mese e il faccia a faccia tra cittadini, esausti di corruzione e brogli elettorali, e il premier Sharif, che proprio non vuol saperne di dimettersi, dopo la grande marcia del 14 agosto è sfociato in un accampamento di centinaia di persone di fronte alle porte del Parlamento. La protesta, guidata dal partito Pakistan Awami Tehreek (Pat) del leader religioso Tahirul Qadri, progrediva “indisturbata” da giorni, e questa mattina è entrata nel “punto nevralgico” del potere: con 800 militanti a sostenerla è riuscita a sfondare le porte della tv di stato, e come un’onda ha preso in ostaggio operatori e conduttori bloccando i programmi.
I manifestanti, sempre sotto le disposizioni impartite dai militari, hanno fatto irruzione forzando il cancello esterno e poi hanno attraversato l’ingresso. Si sono impossessati delle armi degli uomini della sicurezza e, entrati negli studio, hanno interrotto i programmi che in quel momento erano in onda. Alcuni presentatori hanno provato a far la cronaca dell’evento “in piena diretta” ma poi, una volta catturati gli ostaggi, sono stati costretti a fermarsi e interrompere le trasmissioni. Dopo aver bloccato la tv la folla ha cambiato obiettivo, che è diventato la residenza del primo ministro. Anche qui hanno forzato il cancello esterno per poi entrare negli uffici del premier e in quelli di altri ministeri. Hanno superato la resistenza della polizia e fatto irruzione, ma poi sono stati bloccati da lacrimogeni e proiettili di gomma. Non è chiaro se il primo ministro si trovasse nella residenza, ma la folla era tanto fitta da far indietreggiare anche la polizia.
Nel frattempo, il comandante in capo dell’esercito Raheel Sharif e il premier Nawaz si sono incontrati per discutere della forte tensione provocata dalle manifestazioni delle ultime due settimane. Imran Khan, leader del Pti, partito in testa alla manifestazione, ha definito le azioni della polizia contro i manifestanti “un atto assolutamente illegale”. Sharif continua a non volersi dimettere, anche se le continue proteste stanno seriamente minando la sua autorità. Secondo molti analisti, inoltre, dietro alle proteste continua ad esserci l’intervento dell’esercito, che rimprovera il premier il tentativo di riavvicinarsi alla “nemica” India.