Il Portogallo rischia di restare paralizzato. Manca la benzina per lo sciopero dei camionisti di auto-cisterne, con conseguenti lunghe file alle stazioni di servizio. E' così che – come riferiscono i media locali – decine di stazioni hanno già esaurito la benzina con diverse città e paesi nella regione di Algarve già a secco mentre le riserve di diesel erano già finite in altri parti del Paese.
I motivi dello sciopero
Nel frattempo – come riferisce l'Ansa – una direttiva del governo dovrebbe garantire una copertura del 40% alle stazioni di servizio con priorità a Lisbona e Porto. I funzionari hanno anche detto che potrebbero essere chiamati per aiutare a fornire le riserve di carburante. Gli aeroporti di Faro e Lisbona sono già stati costretti a utilizzare riserve di carburante di emergenza per gli aerei in partenza e alcune compagnie si sono rivolte alla Spagna per rifornire i propri aerei. La protesta dei camionisti contro il mancato aumento salariale è scattata lunedì dopo che per anni le loro richieste sono cadute nel vuoto.
Portogallo in stato d'agitazione
Non si tratta del primo sciopero che blocca il Paese lusitano. Negli mesi scorsi sono stati i lavoratori portuali ad incrociare le braccia, contro i bassi salari e la precarietà diffusa, creando problemi al commercio. In passato anche altre categorie avevano inscenato scioperi molto partecipati. Si ricorda, nel 2013, quello di diverse settori che paralizzò il Paese per protestare contro le politiche di austerità. Il Portogallo, nonostante in passato abbia rischiato la bancarotta, è riuscito a pagare il debito con il Fmi persino con cinque anni d'anticipo rispetto ai patti (era il 2014). I governi di sinistra che dal 2015 si sono succeduti hanno proseguito il lavoro riuscnedo a mettere i conti in ordine. Ma a quale prezzo per i lavoratori? Gli enormi scioperi potrebbero dare una risposta al quesito.