Alla fine resterà al suo posto padre Patrick Conroy, confermato nel suo ruolo di cappellano della Camera dei Rappresentanti dopo che, nei giorni scorsi (e fino a qualche ora fa) la sua nomina era stata in discussione e oggetto di dubbio. Alcuni giorni fa, infatti, il cappellano aveva affermato di essere stato obbligato a rinunciare al suo incarico presso il Congresso anche se, in realtà, nessuna motivazione precisa è stata mai pronunciata, con solo qualche frase evasiva e giustificazioni abbozzate a tentare di spiegare. Alla Nbc, ad esempio, aveva riferito che “nessun provvedimento disciplinare è mai stato preso nei miei confronti né ho mai ricevuto lamentele durante il mio incarico di cappellano della Camera” ma che, d'altronde, alle sue richieste di chiarimento aveva ricevuto risposte come “'forse e' arrivato il momento di avere un cappellano che non sia cattolico'”. Nessun commento, inoltre, è mai arrivato dall'ufficio dello speaker della Camera, Paul Ryan.
Il caso
A distanza di qualche giorno dal sollevamento del caso, Ryan ha affermato di aver “accettato la lettera di padre Conroy e deciso che rimarrà al suo posto quale cappellano della Camera”. Il riferimento è alla missiva di retromarcia che il sacerdote ha inviato allo speaker, con la quale ritirava le sue dimissioni e affermava di voler proseguire nel suo ruolo. Una decisione (quella di entrambi) che va a spegnere una polemica alquanto singolare dalle parti di Capitol Hill e che rischiava di alimentare discussioni ulteriori in un momento comunque complicato. Questo perché, inizialmente, sembrava che le dimissioni fossero volontarie ma, in seguito, era emersa la pressione di Ryan per il suo pensionamento, circostanza che aveva scatenato la reazione di oltre 140 rappresentanti di fede cattolica.
Il confronto con Burks
Nel mirino di p. Conroy, in particolare, era finito il capostaff di Ryan, Jonathan Burks, accusato di nutrire pregiudizi anticattolici. Le motivazioni del suo scontento erano state inserite in una lettera di due pagine inviata agli uffici dello speaker che, a questo punto, si è rivelata utile per tamponare la situazione e confermare il gesuita al suo posto. Sarebbe stato proprio Burks a rivolgere a p. Conroy la frase relativa alla sostituzione del cappellano della Camera dopo che, lo scorso 13 aprile, fra i due era già andato in scena un confronto piuttosto acceso dal quale era scaturita l'idea delle dimissioni. Un rischio che, almeno per ora, non ci sarà: il gesuita resterà al suo posto.