Nella città irachena di Tikrit, simbolo della lotta ai jihadisti dell’Isis, sono state ritrovate una decina di fosse comuni che potrebbero contenere fino a 1700 corpi di soldati dell’esercito di Baghdad che gli uomini del Califfato sostengono di aver ucciso lo scorso giugno. Secondo alcune indicazioni riportate dall’emittente Al Jazeera, i cadaveri rinvenuti sono solo 20 ma gli scavi sono solo all’inizio e il bilancio delle vittime potrebbe coincidere con quanto dichiarato dagli estremisti islamici.
Un esponente del team forense inviato a Tikrit ha specificato che si tratterebbe del campo Speiche, teatro della tragica esecuzione portata avanti dai combattenti dello Stato Islamico: “La scena che ci siamo trovati davanti – ha raccontato il testimone – era straziante. Chi può uccidere 1.700 persone a sangue freddo?”. Uno dei soldati che si è salvato fingendosi morto, ha spiegato alla Cnn che l’Isis aveva catturato i militare davanti al Campo Base e costringendoli a camminare fino al palazzo presidenziale con la scusa di uno possibile liberazione dovuta ad uno scambio di prigionieri. Una volta arrivati a destinazione i soldati sono stati divisi in piccoli gruppi, giustiziati e seppelliti nelle fosse comuni.
Mentre le famiglie delle vittime chiedono spiegazioni al governo, il primo ministro iracheno Haider al Abadi ribadisce che in questi casi la vendetta non è la strada giusta per gestire la scoperta dei corpi. L’Onu aveva diffuso lo scorso mese un rapporto in cui denunciava che circa “1.500-1.700 membri dell’esercito iracheno da Camp Speicher sono stati sommariamente uccisi il 12 giugno dall’Isis, presumibilmente dopo essere stati catturati o uccisi”, nota alla quale si aggiunge quella di Human Right Watch che descrive il massacro come il maggiore riportato dallo Stato Islamico.