Wikileaks svela i segreti della diplomazia saudita e le presunte influenze di Riad nella rivolta interna iraniana e nella politica egiziana. Il portale di Julian Assange ha, infatti, pubblicato la prima tranche di 500mila file sottratti al ministero degli Esteri arabo che mettono in imbarazzo il regno di Salman. Il governo ha subito diffuso un comunicato, invitando i sudditi a “non visitare alcun sito che pubblichi documenti che sono falsi e minacciano la nazione”.
Tra i documenti messi online c’è anche la richiesta del figlio di Osama bin Laden – cittadino saudita -, Abdullah, per ottenere il certificato di morte del padre. Il console dell’ambasciata Usa a Riad risponde picche: il Dipartimento di Stato non ha emesso alcun documento in questo senso. C’è però “un altro meccanismo per certificare la morte”, scrive il console: “Un tribunale federale ha effettivamente chiuso l’incriminazione sollevata contro di lui dal Dipartimento della Giustizia Usa, alla luce della sua morte”.
I file Wikileaks sono stati pubblicati il 19 giugno, terzo anniversario “dell’autoesilio” di Julian Assange nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Confermano che gli occhi di Riad sarebbero puntati su Teheran. Un memo dell’ambasciata saudita nella capitale iraniana suggerisce di utilizzare Facebook, Twitter e altri social network per dare maggiore risalto alla “frustrazione del popolo e il suo desiderio di cambiare regime”. E ancora di “ospitare all’estero figure dell’opposizione, coordinarsi con loro per pubblicare foto delle torture”. In un altro memo si accusano gli Emirati Arabi di “aiutare Iran e Russia ad aggirare le sanzioni internazionali”. Non meno “piccanti” i memorandum sull’Egitto. In uno si parla di un presunto “riscatto” di 10 miliardi di dollari per la libertà di Hosni Mubarak. La richiesta ai Paesi del Golfo – antichi sodali di Mubarak – sarebbe arrivata da un anonimo funzionario egiziano, in un periodo imprecisato del 2012. “I Fratelli musulmani (appena saliti al potere, ndr) accetterebbero”.
Ma una nota scritta a mano affermerebbe: “non è una buona idea, anche se pagassimo i Fratelli musulmani potrebbero fare poco. Sembra che non ci sia alternativa per il presidente se non andare in carcere”. In un altro documento, sempre riferito all’Egitto, si svelerebbero pressioni sul tycoon Naguib Sawiris per impedire che la sua Ontv – una delle principali emittenti egiziane – dia ancora voce a Saad al-Faqih, un oppositore del governo saudita. Secondo il memo, Sawiris avrebbe “strigliato personalmente” il direttore della tv. Si tratterebbe, spiega Wikileaks, “di un approccio sistematico” nei confronti dei media, per impedire che vengano diffusi resoconti scomodi per Riad, o dare spazio agli attivisti della Primavera araba, dalla Tunisia all’Egitto, anche acquistando quote dei quotidiani arabi.
C’è poi il caso imbarazzante del conto non saldato da una principessa, la moglie del principe Abdul-Rahman bin Abdulaziz Al Saud: 1,5 milioni di franchi svizzeri (oltre 1,4 milioni di euro) non pagati per l’affitto di una limousine. Ne segue una lunga disputa. Alla fine il pagamento arriva. Il titolare della ditta di noleggio, Louis Roulet, conferma la vicenda e aggiunge: “Non lavoriamo piu’ con loro, per ovvie ragioni”.