Tutto come da previsioni, stavolta. Alle midterm election Donald Trump non replica il miracolo del 2016 nonostante l'impegno profuso durante la campagna elettorale: la geografia del Congresso esce parzialmente rivoluzionata, i democratici conquistano la Camera mentre i repubblicani aumentano il numero di seggi in Senato. Il presidente ha comunque parlato di “enorme successo” ed in parte ha ragione: da una parte vincono i candidati del Gop da lui più apertamente sostenuti, dall'altra, sul fronte dem, trionfa chi ha avuto posizioni più radicali nei confronti della Casa Bianca. Dato che testimonia la progressiva polarizzazione dell'elettorato americano, rappresentando un successo per il modo di fare politica di Trump.
Camera
Alla Camera i democratici conquistano tutti i 23 seggi che dovevano essere strappati agli avversari e, secondo le proiezioni della Cnn, potrebbero addirittura togliere 35 deputati al Gop. L'elezione ha messo a nudo le difficoltà dei repubblicani in alcuni distretti in Florida, Denver e Virginia. In Virginia, l'attuale membro del Congresso del partito repubblicano Barbara Comstock ha perso il seggio nella Camera dei rappresentanti per il decimo distretto dello Stato cedendolo alla democratico Jennifer Wexton. La “corsa”, in un quartiere periferico del nord della Virginia dove Hillary Clinton aveva vinto per 10 punti percentuali nel 2016, era considerata cruciale per le speranze repubblicane di mantenere il controllo della Camera.
In Florida, la democratica Donna Shalala si è accaparrata il 27esimo distretto, che era in mano alla repubblicana Ileana Ros-Lehtinen dal 1989, ritiratasi quest'anno; e la progressista Debbie Mucarsel-Powell ha sconfitto il conservatore Carlos Curbelo nel 26esimo distretto. I repubblicani avevano fino ad oggi un vantaggio di 235 seggi a 193 nella Camera bassa, con sette seggi vacanti. Ora i democratici puntano ad avere risultati simili alle elezioni di midterm del 2006, quando conquistarono 31 seggi che erano in mano al partito repubblicano sull'onda del malcontento popolare per il presidente George W. Bush e la guerra in Iraq.
Senato
Al Senato, invece, avanzano i repubblicani, che sconfiggono almeno 3 democratici in carica e mantengono diversi seggi per i quali giocava in difesa. L'attivismoTrump, che negli ultimi giorni di campagna elettorali ha tenuto decine di comizi in giro per il Paese, ha dato i suoi frutti: lì dove si e' recato – come in Indiana e Missouri – i contendenti repubblicani hanno avuto la meglio sui rivali. Alla luce di questi risultati, il leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, ha chiamato l'inquilino della Casa Bianca per ringraziarlo della spinta data, soprattutto nelle ultime fasi della corsa. “Penso che i repubblicani al Senato stiano avendo una notte migliore di quanto chiunque avesse anticipato”, ha sottolineato Josh Holmes, ex consigliere di McConnell, riconoscendo l'apporto del presidente. Il Gop è andato oltre le aspettative: se i risultati verranno confermati, i Repubblicani, molti dei quali “trumpiani” di ferro, potrebbero avere un controllo di ferro del Senato per gli anni a venire. E' la fotografia di un Paese profondamente spaccato e solo l'anticipo della battaglia acrimoniosa che si vedrà per le elezioni del 2020.