Un accordo tra Egitto e Israele ha permesso all'aviazione dello Stato ebraico di compiere oltre cento raid, dalla fine del 2015 ad oggi, contro gli islamisti nel Sinai. Lo rivela il New York Times sottolineando che queste “missioni segrete” sono state portate avanti da “droni, caccia ed elicotteri” anche più volte alla settimana.
Il Sinai è tornato sotto il controllo egiziano nel 1979, ma è in gran parte una zona demilitarizzata, in base agli accordi di Camp David. Nel 2014 la regione è stata invasa da diverse centinaia di militanti dello Stato Islamico, che vi ha stabilito una delle sue province, “Wilaya”. La presenza dell'Isis qui rappresenta una minaccia sia per l'Egitto che per Israele, perché colpisce obiettivi delle forze di sicurezza egiziane nel nord del Paese delle Sfingi e perché terroristi islamici si infiltrano scavando tunnel nella Striscia di Gaza, che è al di là del confine con il Sinai.
Questo intervento militare israeliano, spiega il quotidiano statunitense, avrebbe consentito al Cairo di “riguadagnare un po' di terreno nella battaglia contro i miliziani che sta conducendo ormai da cinque anni, mentre Israele si è assicurato un maggior controllo delle sue frontiere e la stabilità del suo vicino”.