L’Europa in bilico tra populismo e partiti tradizionali guarda col fiato sospeso all’esito del voto olandese, che vede fronteggiarsi il premier uscente Mark Rutte (Partito popolare per la libertà e la democrazia) e l’euroscettico Geert Wilders (Partito della Libertà). Sarà il primo test per verificare la tenuta della politica europeista in un Paese fondatore dell’Ue, a poco meno di un mese dalle presidenziali francesi – con Marine Le Pen che potrebbe uscire rafforzata dalle indagini che in queste ore hanno coinvolto Fillon e Macron – e a 6 mesi da quelle federali tedesche.
Testa a testa
Secondo gli ultimi sondaggi, nessuna formazione dovrebbe ottenere più del 20% dei voti. Il partito di Rutte sarebbe leggermente in testa. Ma quello di Wilders, dichiaratamente anti-islam e anti-Ue, ha una possibilità concreta di vincere. Per vincere servono almeno 76 seggi, la metà più uno dei 150 della Camera. Secondo le previsioni, Rutte e Wilders dovrebbero ottenerne circa 25, un terzo di quelli necessari a formare una maggioranza.
Strategie
La decisione di appoggiare dall’esterno un precedente esecutivo Rutte tra il 2010 e il 2012 aveva fatto precipitare le sorti elettorali di Wilders. Per rimanere premier, invece, Rutte ha detto di voler lavorare con i liberali di sinistra dei D66 e i cristiano-democratici della Cda, oltre che con i laburisti della Pvda che sperano di mantenere Jeroen Dijsselbleom al posto di ministro delle Finanze e presidente dell’Eurogruppo.
Rutte ha perfino indicato la possibilità di una coalizione con i Verdi, nonostante le divergenze di opinioni in particolare nel settore fiscale. In alternativa, potrebbe ricorrere all’Unione Cristiana, piccolo partito ultraconservatore di origine protestante. Alcuni temono tempi lunghi per la formazione del prossimo esecutivo. Nel 2010, ci vollero 127 giorni per formare il primo governo Rutte. Nel 2012 ne bastarono 54, ma solo grazie alla sorpresa del successo nelle urne dei liberali del Vvd e dei laburisti del Pvda.
Possibili sorprese
Il voto del 15 marzo potrebbe, in ogni caso, riservare molte sorprese, compresa la progressione nelle urne di partiti esplicitamente pro-europei come i liberali di sinistra dei D66 o i Verdi. Guidati dal trentunenne Jesse Klaver, gli ecologisti potrebbero quadruplicare la loro presenza alla Camera bassa, dove nel 2012 avevano ottenuto appena 4 deputati. L’estrema sinistra anti-europea del Partito Socialista sembra invece perdere consensi.