Dal Consiglio europeo arriva il via libera per il passaggio alla “fase due” della Brexit. “I progressi fatti sulla prima fase del negoziato – si legge nelle dichiarazioni dei leader dell'Ue a 27 – sono sufficienti per passare alla seconda fase relativa alla transizione e alla cornice del rapporto futuro”. Nel documento è specificato che la transizione durerà due anni, durante i quali resteranno in pieno vigore tutte le norme della Ue, compreso il potere della Corte di Giustizia. Nelle conclusioni si prende poi atto che Londra “non vuole restare nel mercato unico” dopo la transizione.
May soddisfatta
La decisione è stata accolta con soddisfazione dalla premier britannica Theresa May, che ha tweettato: “Oggi è stato fatto un passo importante sulla strada per realizzare una Brexit liscia e ordinata e per forgiare una partnership futura profonda e speciale” tra Regno Unito e Ue.
Fase due complessa
La fase due, tuttavia, sarà tutt'altro che semplice. Secondo il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, concludere il negoziato con la Gran Bretagna nei tempi previsti sarà “drammaticamente difficile”. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha spiegato: “Sono stati fatti progressi significativi ma ora si aprirà una parte ancora più tosta dei negoziati”. “Credo che nessuno nasconda che la seconda fase che inizia adesso sarà molto complicata” ha detto il premier italiano, Paolo Gentiloni. “E' stata apprezzata la buona volontà del governo britannico“, ha sottolineato. Secondo Gentiloni “c'è la possibilità, il dovere di portare a buon fine questo negoziato. Il tema da discutere da qui a fine marzo riguarda la durata e le caratteristiche della fase di transizione che viene immaginata, anche da parte britannica. Sarà il Consiglio Ue di marzo a decidere, ma la fase di transizione non sarà un regalo alla controparte”. Si tratterà, ha aggiunto, di “una fase, più o meno lunga, dopo marzo 2019, nel corso della quale il Regno Unito sarà in una sorta di situazione norvegese: avrà più o meno le caratteristiche, gli obblighi ed i costi che riguardano un Paese membro ma senza essere nella stanza dei bottoni, nelle sedi decisionali”.