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Oim e Indonesia insieme contro il traffico di esseri umani

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La polizia nazionale Indonesiana, protagonista a inizio settimana della firma apposta al trattato internazionale dell’ Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), si è assunta un gravoso incarico per attuare il programma di lotta all’inarrestabile fenomeno del traffico di esseri umani, già iniziato nel 2003 con il piano ventennale di Strategia (2005-2025) che si è occupato anche delle riforme di istruzione e preparazione.

Il corpo di polizia, terzo al mondo, ha formato 111.000 funzionari sulla gestione delle comunità, sui diritti umani e sulle problematiche di genere sessuale. Altri 7000 si sono specializzati per sgominare i trafficanti di esseri umani e ulteriori 8000, tra cui 1200 poliziotte, sono stati destinati al contrasto della tratta, in stretta cooperazione con i maggiori esponenti delle comunità di emigranti e i responsabili delle organizzazioni presenti da sempre con l’intento di limitare il fiume di vittime facilitato dalla collocazione di 250 milioni di abitanti su una vastissima e variegata area.

L’impegno dell’Indonesia non è affatto cosa semplice, considerata la sua estensione (cinque milioni di chilometri quadrati di terre e mare parte del territorio nazionale che ne hanno fatto luogo strategico di ponte tra Asia Meridionale e Orientale e tra continente asiatico e area del Pacifico) nonché la complessità di etnie e culture a dir poco distanti le une dalle altre. Ma risultati si sono raccolti proprio negli accordi tra Canberra e Jakarta, sulla spinta della dura politica immigratoria australiana, bloccando da circa un anno il flusso di profughi da Medio Oriente e Asia meridionale verso l’Australia, questione che ha visto dibattersi lungamente i due governi.

Moira Schena: