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Obama ricorda la “Bloody Sunday”: “La marcia contro il razzismo non è finita”

Negli Stati Uniti sconvolti dall’uccisione di un altro afroamericano da parte della polizia Barack Obama ha ricordato la marcia di Selma del 7 marzo 1965. Lo ha fatto recandosi nella città dell’Alabama simbolo della lotta per i diritti dei neri, quella della “Bloody Sunday”, la domenica di sangue durante la quale decine di attivisti furono picchiati dalle forze dell’ordine. Ed è significativo che a parlare di quegli eventi sia stato l’attuale Presidente, il primo di colore della storia americana. Emblema del riscatto di un ampia parte della popolazione del Paese delle opportunità. Il tutto mentre si riaccendono le tensioni sociali, da Ferguson a Madison. “Sappiamo che la marcia non è finita” ha detto Obama di fronte a migliaia di persone che si sono radunate al ponte Edmund Pettus, dove ebbe luogo la repressione. “Dobbiamo solo aprire gli occhi e le orecchie, e il cuore – ha spiegato il numero uno della Casa Bianca – e sapere che la storia razziale di questa nazione getta ancora una lunga ombra su di noi”.

Riferendosi all’uccisione del diciottenne di colore Micheal Brown, avvenuta lo scorso agosto, il Presidente ha ricordato che “Nel perseguire la giustizia, non possiamo permetterci né compiacenza, né disperazione”. Quello di Ferguson è stato un caso che ha scatenato proteste e rivolte e ha aperto il dibattito sul razzismo della polizia. Proprio questa settimana il dipartimento di Giustizia ha pubblicato un rapporto che accusa gli agenti di discriminazione razziale e di violare sistematicamente i diritti civili dei neri, con arresti inspiegabili e uso eccessivo della forza in particolare contro la comunità afro-americana. Obama ha osservato che sarebbe un “errore” concludere che il razzismo è stato bandito e che il lavoro degli uomini e delle donne che hanno partecipato alla marcia da Selma è stato completato. Quindi ha rivolto il suo appello a tutti “non solo agli americani bianchi, non solo ai neri” a lavorare per aumentare il livello di fiducia reciproca. Alla celebrazione erano presenti, oltre alla famiglia Obama, George Bush e sua moglie Laura, il governatore dell’Alabama Robert Bentley, e una delegazione di un centinaio di deputati guidati dal democratico John Lewis, che partecipò quando aveva 25 anni alla marcia e che il presidente ha definito “uno dei suoi eroi”.

Lewis, che ha introdotto il discorso di Obama, ha convenuto che “c’è ancora molto lavoro da fare” e ha invitato i cittadini a “costruire l’eredità della marcia”, durante la quale fu ferito. “Il nostro Paese non sarebbe stato mai più lo stesso a causa di quello che successe in questo ponte”, ha detto il deputato, che ha anche aggiunto che se qualcuno gli avesse detto in quel giorno del 1965 che avrebbe presenteto il primo presidente nero “avrebbe detto ‘sei pazzo, hai perso la testa’”.

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