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Obama-repubblicani, dopo lo scontro su Nethanyau arriva quello sull’oleodotto Keystone

Il presidente americano Barack Obama ha posto il terzo veto della sua carriera alla legge che autorizza la costruzione del controverso oleodotto Keystone Xl, dal Canada al Texas. Sul Washington Post si legge che “poche leggi sono state approvate con tanta fanfara per morire così in fretta”. Infatti questo  un progetto, che prevede 1900 km di oleodotto per trasportare bitume dal Canada e trasformarlo in petrolio nelle raffinerie del Texas, è politicamente controverso e in attesa del via libera da sei anni, duramente contestato dagli ambientalisti, priorità assoluta per i repubblicani, che hanno approvato il disegno di legge sia al Senato che alla Camera.

Il veto, continua il giornale, “espone la nuova realtà”, cui si deve confrontare il presidente, infatti il controllo repubblicano “del Congresso lo costringerà ora ad affrontare direttamente le critiche” e a “spiegare la sua posizione al pubblico americano”. A livello politico quindi, la mossa di Obama non sta a significare che la Casa Bianca non approva l’oleodotto di per sé, ma ad essere messo in discussione è il tentativo dei repubblicani di prendere decisioni senza il benestare del presidente. “Questo atto del Congresso si è guadagnato il mio veto – dichiara il presidente – perché è in conflitto con procedure consolidate del ramo esecutivo”. Conclude poi dicendo che il progetto attua scorciatoie su questioni che possono pesare sugli interessi nazionali, come “la sicurezza e l’ambiente”. Obama ha anche aggiunto che cambierà idea solo se tutte le valutazioni d’impatto ambientale saranno positive, infatti già in passato la sua amministrazione aveva chiesto pareri a esperti e agenzie per capire se l’ampliamento dell’oleodotto avesse comportato un aumento delle emissioni annuali di CO2 del paese. Un dato rilevante in vista della conferenza sul clima di Parigi che dovrebbe stabilire un obiettivo di riduzione delle emissioni per tutti i paesi che fanno parte della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, Stati Uniti inclusi.

Il veto, arrivato poche ore dopo dell’arrivo della legge sul tavolo, era ampiamente previsto. Il capo della Casa Bianca ha sempre detto che spetta al governo decidere sull’oleodotto, in quanto attraversa una frontiera e incide sugli interessi nazionali. Comunque, il partito repubblicano, che ora controlla i due rami del Congresso, ha fatto di Keystone una delle sue principali battaglie politiche, spingendo per la sua approvazione malgrado la certezza del veto presidenziale. Il presidente della Camera, John Boehner, ha definito il veto “una vergogna nazionale” accusando Obama di farsi influenzare da “ecologisti estremisti”. In un editoriale pubblicato ieri su Usa Today in vista dell’atteso veto, McConnell e lo speaker repubblicano della Camera John Boehner hanno spiegato che l’oleodotto Keystone “è buono per il Paese nel suo complesso, perché fornisce scorte energetiche più stabili e a buon mercato per aiutare a proteggere contro il balzo dei prezzi”. E ancora “la tentazione di compiacere gli ambientalisti estremi potrebbe essere troppo potente da ignorare per il presidente. Ma il presidente tristemente si sbaglia se pensa che ponendo un veto finirà questa battaglia”.

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