Se non si tratta di “scudo stellare” poco ci manca. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, arrivato in Estonia accolto dal ministro degli Esteri Urmas Paet e dall’ambasciatore americano Jeff Levine, ha fatto sapere che invierà un chiaro messaggio al presidente russo Vladimir Putin a difesa delle ex repubbliche sovietiche ora membri della Nato. Un messaggio importante anche perché alla vigilia del vertice della Nato, che si terrà domani e venerdì in Galles, in cui saranno centrali la crisi in Ucraina e le crescenti tensioni tra Russia ed Alleanza Atlantica. La Nato dovrà rivedere la propria presenza nell’area come previsto da tempo, ma Putin si è già detto pronto a reagire. Una partita a scacchi, diplomaticamente parlando, dove però le pedine sono incarnate da soldati sistemati ai confini delle zone calde.
Gli Alleati non sono disposti a tollerare o accettate nei Paesi membri quelle intimidazioni ed infiltrazioni viste in Ucraina, dove la crisi, nata come un confronto interno tra pro-occidentali e filo-russi, si sta trasformando verso un braccio di ferro economico tra l’Alleanza e Mosca. Gli analisti considerano la missione di Obama in Europa un momento cruciale della sua presidenza, in cui la sua politica estera, finora rivelatasi impotente di fronte alle ambizioni di Putin e a quelle degli jihadisti sunniti dello Stato Islamico, è sotto duro attacco dai rivali. Non solo Repubblicani ma anche nel suo stesso partito, con sullo sfondo le elezioni di Midterm l 4 novembre in cui i Democratici rischiano di perderà la risicata maggioranza al Senato. Dunque un occhio agli equilibri internazionali e un altro alla politica interna.
Il summit a Newport, in Galles, è forse il più importanti nei 65 anni di storia dell’Alleanza, con le crisi anche in Medio Oriente, Iraq, Siria e Libia. I leader dei 28 Paesi dovranno dire chiaramente e a voce alta come intendono rispondere al pericolo di aggressioni da parte di Mosca. Sia a quelle di fatto in corso come in Ucraina (che non fa parte dell’Alleanza ma che ha chiesto di entrare a farne parte per far scattare il deterrente dell’art. 5, quello che vincola tutti i Ventotto a reagire all’aggressione contro anche uno solo di loro) e temute in Estonia, Lettonia e Lituania, ex Repubbliche sovietiche, e Polonia, Paese satellite dell’Urss.