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Obama contro Trump: “No alla politica della paura”

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Barack Obama torna a farsi sentire e attacca Donald Trump. “Dobbiamo inviare al mondo un messaggio: rifiutiamo la politica della divisione e della paura” ha detto l’ex presidente, spiegando che “chi vince” le elezioni “dividendo la gente, non potrà poi governarla. E non potrà unirla successivamente. In gioco c’è la nostra democrazia“. Le sue parole seguono di qualche ora l’attacco, sempre indiretto, sferrato dall’ex presidente repubblicano George W. Bush all’attuale inquilino della Casa Bianca. Una “coincidenza” curiosa, che rompe la tradizione in base alla quale gli ex presidenti non si pronunciano sulla politica del momento.

La presidenza Trump però – secondo gli osservatori – ha superato alcuni limiti mettendo il Paese in pericolo e spingendo i due ex presidenti a farsi sentire. A Newark, la città più grande del New Jersey, Obama è sceso in campo per Phil Murphy come prossimo governatore dello Stato. “Molte delle cose che vediamo oggi, pensavamo di averle risolte. E’ come guardare a 50 anni fa. Siamo nel 21mo secolo, non nel 19mo”, ha spiegato riferendosi anche alle tensioni razziali.

L’intervento di Obama è arrivato quasi in coincidenza con quello del leader nazionalista Richard Spencer all’università della Florida: Spencer è salito alle cronache come uno dei protagonisti degli scontri di Charlottesville per la rimozione della statua del generale confederato Richard Lee, durante i quali una persona ha perso la vita.

Charlottesville insieme con le tensioni con la Corea del Nord sono le due “linee rosse” superate dall’amministrazione Trump che hanno spinto Obama e Bush a prendere posizione. Dopo il New Jersey Obama è andato in Virginia per sostenere il candidato democratico a governatore, Ralph Northam, “qualcuno di cui sarete orgogliosi”. “La politica sta infettando le nostre comunità invece di rappresentare i nostri valori. Si cerca di demonizzare chi ha buone idee”, ha aggiunto Obama, strigliando anche i democratici in vista degli appuntamenti elettorali di novembre in vari stati e delle elezioni di medio termine. “I democratici qualche volta sono pigri: la posta in gioco è alta e non consente di essere addormentati e pigri”.

Daniele Vice: