Il presidente Barack Obama ha dichiarato che l’epidemia di Ebola in Africa occidentale potrebbe minacciare la sicurezza in tutto il mondo e ha ordinato l’invio in Liberia di 3000 soldati e personale specializzato – tra dottori, infermieri, ingegneri e operai – per arginare una crisi fuori controllo. Il costo totale dell’operazione denominata ‘Operation United Assistance’ potrebbe arrivare a 750 milioni di dollari ma l’amministrazione ha già avallato la possibilità di aumentare il budget di spesa anche fino a un miliardo.
La questione, sollevata martedì scorso dal Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) di Atlanta, verteva sulla possibilità o meno che gli aiuti arrivassero per tempo. Una previsione fatta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rivelato che con così tante persone che stanno diffondendo il virus, il numero di casi di Ebola in Africa occidentale potrebbe iniziare a raddoppiare ogni tre settimane. “Se l’epidemia non si ferma adesso potremmo essere di fronte a centinaia di migliaia di persone colpite, con profonde implicazioni economiche, politiche e di sicurezza per tutti noi”, ha dichiarato Obama sempre ieri scorso, dopo il briefing presso la Emory University di Atlanta.
Nella stessa giornata il Presidente ha incontrato, nella sala ovale della Casa Bianca, il Dr. Kent Brantly, un medico americano che è sopravvissuto all’Ebola, contratta mentre lavorava in Liberia. Brantly è solo una delle quattro persone che sono state o sono attualmente in trattamento presso gli ospedali degli Stati Uniti; egli – dichiarano i medici – è ora completamente libero dal virus e immune al ceppo dell’Ebola. Un alto responsabile sanitario Usa ha reso noto, ieri sera, che la prima sperimentazione clinica di un vaccino contro il contagio, iniziata negli Stati Uniti i primi di settembre con una manciata di volontari, ad oggi non ha generato reazioni avverse.