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OBAMA ALL’ONU: L’APPELLO PER RISOLVERE LA CRISI MIGRATORIA. POI L’ATTACCO A TRUMP E A PUTIN

“Sono davanti a voi per l’ultima volta”. Così il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha iniziato il suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove è arrivato in ritardo, scegliendo di parlare dei risultati ottenuti negli otto anni trascorsi alla Casa Bianca, come il disgelo con Cuba, il trattato di pace in Colombia, l’accordo sul clima siglato a Parigi durante il Cop21. Inoltre, durante il lungo discorso, ha parlato anche delle guerre in atto, della crisi migratoria, dell’economia globale, di come sia necessario respingere “ogni tipo di fondamentalismo, di razzismo e qualsiasi idea secondo cui esiste una superiorità etnica”.

Obama, dal podio del Palazzo di Vetro, ha esortato i presenti a pensare alle milioni di persone che vivendo in zone di guerra, o circondati da violenza e sofferenze, o essendo vittime di catastrofi ambientali, sono costrette a lasciare la loro casa, il loro Paese. Cosa faremmo “se succedesse a noi, ai nostri figli”, ha chiesto Obama ai presenti. “Un Paese circondato dai muri imprigionerebbe se stesso”, ha aggiunto senza risparmiare una stoccata a Donald Trump e alla sua idea di costruire un muro in Messico per impedire l’accesso dei migranti.

“No agli uomini forti e a modelli di società guidate dall’alto. La democrazia resta il vero percorso da compiere. E la strada verso la vera democrazia è meglio dell’autoritarismo”, ha detto Obama in un passaggio del suo discorso, durante il quale non ha risparmiato neanche il presidente russo Vladimir Putin. Il presidente Usa ha infatti criticato coloro che sostengono la necessità di un leader unico che comandi e che si imponga sul popolo. “In Europa, i progressi fatti dai paesi che appartenevano al blocco sovietico e che oggi hanno scelto la strada della democrazia sono molto più marcati rispetto a quelli che hanno preferito un percorso diverso – ha dichiarato Obama -. In un mondo che si è lasciato alle spalle il periodo dei Grandi Imperi, la Russia cerca ancora di riguadagnare la gloria perduta tramite la forza. Se continua a interferire negli affari degli altri paesi, potrà risultare popolare a livello nazionale, ma in questo modo fomenta fervori nazionalisti che a lungo renderanno meno sicuri i suoi confini”.

 

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