Il “virus” dell’antisemitismo sta tornando in Europa. E’ l’allarme lanciato dalla sede del Parlamento europeo, dove nella giornata di martedì si è svolta una conferenza sul futuro delle comunità ebraiche in Europa, promossa dal vice presidente dell’Eurocamera, nonché responsabile per il dialogo interreligioso, Antonio Tajani (Fi-Ppe). “Attaccare gli ebrei è attaccare ognuno di noi, la nostra identità di europei, le nostre radici giudaico-cristiane”, ha affermato Tajani aprendo la conferenza.
“Questi attacchi – ha continuato – provocano un nuovo esodo verso Israele: 10 mila sono partiti nel 2015, 8.000 solo dalla Francia, il doppio rispetto al 2014″. “Dove c’è antisemitismo c’è terrorismo – ha rilevato Fulvio Martusciello (Fi-Ppe), Presidente della delegazione del Parlamento Ue con Israele – se segniamo su una mappa i luoghi dove si riscontrano fenomeni di antisemitismo e su un’altra quelli in cui ci sono episodi di terrorismo e poi le sovrapponiamo, le due mappe coincidono”.
Lord Jonathan Sacks, rabbino capo degli ebrei del Commonwealth, ha chiarito che l’antisemitismo odierno è diverso da quello del passato. “Ai tempi delle crociate gli ebrei erano odiati per la loro religione, a cavallo tra Ottocento e Novecento per la razza, oggi sono odiati per il loro stato nazione, per lo Stato di Israele. Prende diverse forme, ma resta la stessa cosa: l’idea che gli ebrei non possano esistere come esseri liberi e uguali agli altri”. Secondo Sacks, “l’Europa oggi non è fondamentalmente antisemita, ma ha permesso all’antisemitismo di entrare grazie ai nuovi mezzi elettronici” senza “riconoscere che il nuovo antisemitismo è diverso dal vecchio”.