Prosegue la ritorsione della Turchia contro i separatisti curdi dopo l’attacco kamikaze di Ankara, costato la vita a 37 persone. Quarantacinque ribelli del Pkk sono rimasti uccisi nei raid compiuti nelle montagne del nord Iraq. Lo rende noto l’esercito turco, aggiungendo che sono stati distrutti anche due depositi di armi e due posizioni usate per il lancio di razzi, oltre a diversi rifugi. I bombardamenti sono stati compiuti da 9 F-16 e 2 F-4, colpendo in totale 18 obiettivi.
Intanto nella capitale l’emergenza terrorismo ha accelerato il processo di nomina del nuovo capo della polizia, dopo 5 mesi di vacanza dell’ufficio. Si tratta di Mahmut Karaaslan – che era alla guida della polizia di Van, nell’est del Paese. Il precedente capo delle forze dell’ordine era stato rimosso dopo l’attentato del 10 ottobre al corteo pacifista davanti alla stazione, che provocò oltre cento morti.
Durante questo periodo Ankara è stata spesso nel mirino, con altri due attacchi compiuti – quello del 17 febbraio ai militari, con 29 morti, e quello di domenica a una fermata di bus, che ha fatto 37 vittime – e diverse minacce sventate. L’assenza di un responsabile permanente aveva suscitato forti critiche da parte delle opposizioni. “C’è un’altra capitale nel mondo che non ha un capo della polizia?”, aveva attaccato dopo l’autobomba di domenica il leader del partito socialdemocratico Chp, Kemal Kilicdaroglu. Secondo il governo turco, i vicari hanno sempre agito con pieni poteri e piena responsabilità.