Non si allenta la tensione tra Stati Uniti e Corea del Nord. In queste ore è Pyongyang ad alzare la posta, nell’affermare che continuerà regolarmente i suoi test missilistici e – attraverso il suo ambasciatore all’Onu, Kim In Ryong – mette in guardia: “Una guerra nucleare potrebbe scoppiare da un momento all’altro nella penisola coreana”. Mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ribadisce di sperare in una soluzione pacifica ma ammonisce: “Devono comportarsi bene”.
Tensione alle stelle
Il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, assicura: “Non credo vedrete linee rosse sulla Corea del Nord”. Il coinvolgimento di Pechino ormai è innegabile: la Cina tenta di gettare acqua sul fuoco, esortando tutte le parti coinvolte a dare prova di moderazione astenendosi da provocazioni. Nelle parole del portavoce del ministro degli Esteri a Pechino, bisogna ridurre le tensioni al fine di “tornare al tavolo negoziale e risolvere i problemi con mezzi pacifici”. Richiami che sembrano però cadere nel vuoto, con la Corea del Nord che non manca di puntare il dito contro gli Usa anche all’Onu, dove Kim In Ryong ha rincarato: “Gli Usa stanno disturbando la pace e la stabilità globale, insistendo in una logica da gangster”. Quindi ha annunciato che la Corea del Nord “prenderà contromisure più pesanti” e gli Usa saranno ritenuti responsabili per le loro azioni, sottolineando poi che i test sui missili “fanno parte del normale percorso per sviluppare capacità di autodifesa”.
Pyongyang va avanti
Il viceministro nord coreano degli Esteri, Han Song-Ryol, parlando con la Bbc, conferma: “Condurremo altri testi missilistici su base settimanale, mensile e annuale”. Trump continua a mantenere il “basso profilo” scelto dalla Casa Bianca in reazione al lancio del missile balistico esploso solo pochi secondi dopo essere decollato. Nelle scorse ore si è limitato a ribadire via Twitter che conta sulla Cina e a ricordare che la potenza militare americana continua a crescere. Lascia però la parola al vicepresidente Mike Pence in missione in Asia, prima a Seul e poi a Tokyo, le prime due tappe di un tour di 10 giorni fondamentale per mettere insieme i tasselli. “L’era della pazienza strategica è finita” con la Corea del Nord, ha detto Pence, aggiungendo che gli Usa e i loro alleati utilizzeranno “mezzi pacifici o in ultima analisi qualsiasi mezzo necessario” per proteggere la Corea del Sud e stabilizzare la regione.