Lo staff della campagna elettorale di Donald Trump torna prepotentemente nel mirino del procuratore speciale Robert Mueller: nuovi capi d'accusa, infatti, sono stati formulati nei confronti di Paul Manafort (che di quella campagna è stato il leader direttivo) e Rick Gates (il suo numero due) nell'ambito dell'indagine sul Russiagate. Secondo il dossier di 42 pagine stilato dagli inquirenti sul caso, figurerebbero ben 32 nuove accuse, tra le quali le ipotesi di reato di frode fiscale e bancaria. Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, per quasi un decennio (2006-2015) i due avrebbero agito come “agenti non registrati di un governo straniero e di partiti politici stranieri”, in particolare dell'Ucraina. Un'attività che, si legge, avrebbe portato Manafort a riciclare 30 milioni di dollari.
I numeri
Su Gates e Manafort, dall'ottobre scorso, gravano già 12 capi d'accusa, tra i quali cospirazione e riciclaggio di denaro multimilionario. L'ex capo della campagna elettorale del Tycoon, inoltre, ha ricevuto accuse per evasione fiscale (l'ipotesi di reato è il non aver pagato tasse dal 2010 al 2014) e per aver taciuto sui suoi conti all'estero: le nuove accuse formulate, rientrano per la maggior parte nello stesso filone d'inchiesta e, almeno per ora, pare non comprendano il periodo trascorso dai due come responsabili della corsa alla presidenza di Donald Trump. Secondo quanto ipotizzato, almeno 75 milioni di dollari sarebbero transitati attraverso i loro conti e le somme riciclate “sono state nascoste al dipartimento del tesoro e al dipartimento di giustizia”.
Le modalità
Pur senza che, in questo caso, vi siano espliciti riferimenti o nomi che possano collegare il tuttto alle presunte imfiltrazioni russe durante le presidenziali americane, il lavoro del procuratore Mueller prosegue senza sosta: dopo aver incriminato (per la prima volta) 13 cittadini russi, i fari tornano puntati sui due pezzi grossi della campagna elettorale dell'allora candidato Donald Trump: il dossier, al momento, parla di presunti rapporti con il governo ucraino e di una “partnership” che si costituiva come un abile sistema per eludere il pagamento delle tasse e far transitare denaro sul conto offshore. In merito alle nuove accuse, il portavoce Jason Meloni ha affermato che “il suo cliente (Manafort) è inncoente e che presto verrà scagionato.