Continua l’escalation di tensioni tra l’Unesco e Israele. Il pomo della discordia, come nei giorni, è la risoluzione su Gerusalemme che il comitato del patrimonio mondiale ha approvato, risoluzione che nega il legame millenario tra gli ebrei e i luoghi sacri della città. Il voto per la seconda risoluzione dell’Unesco si è svolto a scrutinio segreto: 10 a favore, due contrari e otto astenuti.
Il nuovo voto dell’Unesco su Gerusalemme “è spazzatura”. E’ quanto ha dichiarato su Twitter il portavoce del ministero degli esteri israeliano Emmanuel Nahshon, sottolineando che “giustamente l’ambasciatore israeliano nell’organismo ne ha gettato il testo nel bidone dell’immondizia”.
La controversa risoluzione ha per tema la questione dell’Haram al Sharif, la spianata delle moschee di Gerusalemme, da dove – secondo la tradizione – Maometto è asceso al cielo. Il documento – che usa sempre la terminologia araba per definire luoghi chiamati in modo diverso da musulmani e ebrei – non affronta tuttavia da nessuna parte la questione se il Muro del Pianto sia un luogo sacro per gli ebrei oppure no. Inoltre il testo denuncia i “danni materiali” perpetrati da Israele, come già nella prima versione.
Gli attuali 21 membri del comitato sono: Angola, Azerbaigian, Burkina Faso, Croazia, Cuba, Finlandia, Indonesia, Giamaica, Kazakistan, Kuwait, Libano, Perù, Filippine, Polonia, Portogallo, Repubblica di Corea, Tanzania, Tunisia, Turchia, Vietnam, Zimbabwe. Obiettivo del comitato è concedere un’assistenza finanziaria in funzione delle richieste degli stati membri ed esaminare, tra l’altro, lo stato dei siti iscritti al patrimonio mondiale.