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Nucleare, Teheran replica a Washington: “L’accordo del 2015 non è rinegoziabile”

“L’accordo sul nucleare sottoscritto nel 2015 dall’Iran e da cinque potenze mondiali non è (ri)negoziabile” e “un accordo migliore è pura fantasia”. Lo ha sottolineato su Twitter il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, per il quale “è tempo per gli Stati Uniti di smettere di tergiversare e di cominciare a rispettare l’accordo, proprio come fa l’Iran”.

Le parole di Zarif arrivano in risposta al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che nei giorni scorsi aveva indicato che farà sapere a ottobre come intende procedere circa l’accordo sul nucleare con l’Iran. Trump aveva quindi ripetuto che a suo avviso “l’accordo con l’Iran è uno dei peggiori accordi che io abbia mai visto”. Il presidente Usa aveva poi ripetuto che l’Iran ha violato lo “spirito” dell’intesa.

L’amministrazione Usa ha, in ogni caso, esteso l’esenzione da sanzioni relative al programma nucleare di Teheran, escludendo quindi un’azione imminente circa l’intesa stipulata nel 2015. Contestualmente ulteriori sanzioni sanzioni finanziarie sono state sono state imposte ad 11 tra individui e società iraniane accusate di sostenere il programma balistico di Teheran e di coinvolgimento in cyber-attacchi contro gli Usa.

L’accordo definitivo sul nucleare iraniano, detto Piano d’azione congiunto globale, viene infine stipulato a Ginevra il 14 luglio 2015. Lunedì 20 luglio, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approva all’unanimità la Risoluzione 2231 in favore dell’intesa. L’accordo vale per dieci anni ed elimina il problema Iran dall’agenda Onu, impone a Teheran di ridurre di 2/3 il numero delle centrifughe in grado di arricchire l’uranio; di ridurre del 98% la quantità di uranio arricchito (produzione e scorte); di dare accesso agli ispettori della Aiea. Se il report inviato dall’Aiea al Consiglio di Sicurezza risulta conforme all’accordo, le Risoluzioni dal 2006 al 2015 con relative sanzioni terminano automaticamente; se non-conforme, si ripristinano. L’intesa pone fine al divieto di esportare gas, petrolio, oro e diamanti, reimportare prodotti finiti, emettere bond ed eseguire transazioni in Riad (inclusa la quotazione del petrolio e metalli).

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