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Nucleare Iran,
è ancora Trump
contro Darroch

E'ormai scontro aperto fra Donald Trump e Kim Darroch che, dopo la divulgazione da parte del Daily Mail dei report segreti in cui relazionava a Londra le sue opinioni poco lusinghiere sul presidente, avrebbe aggiunto alla sua schiera di critiche le decisioni del Tycoon in merito all'uscita dall'intesa sul nucleare iraniano. Un tema estremamente caldo, che l'ex diplomatico britannico, a questo punto in netta rotta di collisione con il presidente, avrebbe cavalcato all'epoca dell'uscita, tacciando Trump (sempre secondo quanto rivelato dal quotidiano del Regno Unito) di “un atto di vandalismo diplomatico”, anzi, addirittura “un dispetto fatto all'ex inquilino della Casa Bianca”, Barack Obama. Darroch si è dimesso ma, al momento, la sua figura continua a suscitare un certo peso oltreoceano dove, fino a pochissimo tempo fa, era considerato uno dei più importanti diplomatici europei, nonostante non avesse mai dichiaratamente mostrato simpatie per l'attuale presidente. Un'opinione confermata dalle parole dei suoi report divulgati, nei quali arrivava a definire Trump come un “inetto”, “un vanesio” e “un incompetente”.

Leadership e relazioni

Stando ai tabulati riferiti dal Daily Mail, Darroch avrebbe relazionato a Londra sul “day-after” dell'uscita dall'accordo del 2015, spiegando come l'amministrazione Trump non sia stata in grado di elaborare un piano specifico in modo corretto, anche e soprattutto per via di una serie di disaccordi interni allo staff presidenziale. Ulteriori tasselli di un mosaico che ha già abbondantemente compromesso le relazioni fra gli Stati Uniti e l'attuale leadership del Regno Unito tanto che, nei giorni scorsi, Trump si era augurato un rapido avvicendamento a Downing Street, mentre Darroch si era dimesso dal suo incarico dopo aver constatato che Boris Johnson, probabile erede di Theresa May (e nome appoggiato dal presidente americano), non avrebbe preso le sue parti durante il dibattito sulla leadership. Del resto, anche Donald Trump non aveva mai mostrato particolare apprezzamento per l'ex ambasciatore, preferendo di gran lunga una figura alla Nigel Farage per il ruolo di diplomatico britannico a Washington.

Rebus Londra-Teheran

Detto questo, dalla Gran Bretagna continuano a confermare che, al netto delle conseguenze suscitate, sia necessario capire chi sia la talpa che ha contribuito a diffondere i contenuti delle relazioni segrete di Darroch a Londra e che, chiunque sia stato, si assuma le proprie responsabilità. Il tutto in un momento estremamente concitato, sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito anche se, ora come ora, è proprio al di qua dell'Atlantico che la situazione risulta più concitata: al di là della questione leadership, ormai in via di definizione, Londra continua a giocare un ruolo attivo anche nella partita con Teheran, in particolare sulla questione Grace 1, la nave sequestrata dalla Marina britannica al largo di Gibilterra qualche giorno fa. Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha infatti esortato l'omologo Jeremy Hunt a riconsegnare la petroliera, definendo l'Ue “contraria alle sanzioni secondarie Usa contro l'Iran” e quindi “non in grado di adottare una misura del genere”. Una richiesta che, almeno per il momento, Hunt ha demandato ai procedimenti legali in corso, augurandosi che al termine di questi la nave possa essere riconsegnata all'Iran. Una presa di tempo che, a Teheran, potrebbe non andare a genio, considerando l'imminente scadenza del secondo ultimatum all'Ue sulla questione delle sazioni, al termine del quale potrebbe decidere di arricchire ulteriormente l'approvvigionamento di uranio, assestando un'ulteriore spallata a quel che resta dell'accordo sul nucleare.

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