L’intesa sul nucleare tra Teheran e le potenze mondiali inizia a vacillare e il faticoso equilibrioĀ raggiunto il 2 aprile a Losanna rivela la sua fragilitĆ a pochi giorni dall’accordo finale previsto per il 30 giugno. A manifestare i primi segni di cedimento sarebbero gli Stati Uniti, e a riguardo John Kerry avverte: “E’ possibile che l’Iran non attuerĆ a pieno le misure di quanto ĆØ stato concordato in Svizzera, nel qual caso non ci sarĆ un accordo”.
Il segretario di Stato Usa si riferisce in particolar modo ai parametri stabiliti ad aprile che richiedono alla Repubblica Islamica di ridurre le proprie attivitĆ di arricchimento dell’uranio in cambio della sospensione delle sanzioni internazionali. Proprio nei giorni scorsi la guida Suprema iraniana, Ali KhomeiniĀ si era espresso riguardo i negoziati sul nucleare nel corso di una riunione con le piĆ¹ alte autoritĆ del Paese spiegando la differenza traĀ Teheran che cerca un’intesa equa e gli Stati Uniti che vogliono un accordo totalitario. Se l’America raggiungerĆ i propri obiettivi,Ā per la Repubblica Islamica si tratta di una sconfitta.
In questo senso, ha continuato a ragionare, “le richieste degli Usa” cercano di “smantellare l’industria nucleare e l’identitĆ ” dell’Iran, con la speranza di lasciare in piedi “solo una caricatura di essa”. Parole forti che rendono ancora piĆ¹ incerte le previsioni per la prossima riunione tra il gruppo dei 5+1 (Stati uniti, Cina, Russia, Francia, Regno Unito e Germania) e Teheran che si terrĆ a Vienna a partire da domani. “Se l’Iran riuscirĆ a soddisfare le richieste globali – ha concluso Kerry – dimostrando che il suo programma nucleare ĆØ interamente pacifico, sarĆ stabilito negli ultimi giorni”.