Stavolta Kim ha pericolosamente alzato il tiro (o abbassato, a seconda dei punti di vista): l’ultimo missile lanciato dalla Corea del Nord ha sorvolato infatti a 550 chilometri di altezza il Giappone, percorrendone 2700 prima di concludere la sua corsa al largo di Hokkaido, la più settentrionale delle quattro isole principali dell’arcipelago. Non si tratta di un’azione nuova, in quanto quello lanciato da Pyongyang è la 18esima testata balistica fatta partire in direzione del Giappone. Stavolta, però, il premier Shinzo Abe ha parlato di una fra le più gravi minacce approntate dai test di Kim, telefonando al presidente statunitense, Donald Trump, perché la pericolosità coreana, di missile in missile, si intensifica in modo preoccupante. E, di conseguenza, nelle città nipponiche è scattato l’allarme, con Abe che ha invitato la popolazione a mettersi al riparo in caso di pericolo, in quanto posti di fronte a “una minaccia grave e senza precedenti”.
Consiglio di sicurezza
Non è ancora chiaro quale tipo di testata sia stata scagliata verso il Giappone. Quello che si sa, per ora, è che prima di cadere in mare si è frazionata in tre frammenti, caduti nelle acque del Pacifico. Da parte sua, già da qualche tempo, il regime di Kim sostiene di essere in possesso di una super-arma balistica in grado di trasportare, addirittura fino alle coste Usa, una testata nucleare. Più o meno negli stessi giorni aveva messo nel mirino la base yankee dell’isola di Guam, minacciando un attacco che, però, il Pentagono aveva definito non imminente. Ma, questa volta, l’allerta è certamente più concreta, tanto da spingere gli Stati Uniti, il Giappone e anche la Corea del Sud a chiedere una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu, proprio per discutere “sulle minacce a pace e stabilità” avanzate dalla parte nord della Penisola.
Allerta Corea
Negli ultimi mesi, proprio la controparte meridionale (e in particolare il suo leader, Moon Jae-in), aveva insistito sulla necessità del dialogo, tracciando però la cosiddetta “linea rossa” che segnerebbe il limite concesso alle iniziative di Kim. D’altronde, anche se lo stesso Moon aveva invitato ad andarci cauti anche dopo i tre missili lanciati il 26 agosto scorso, dopo i fatti odierni Seul ha iniziato a muoversi anche da un punto di vista offensivo, operando manovre aeree con quattro caccia F-15 che hanno sganciato otto bombe MK-84 su target al Pilseung Range, campo militare sulla costa orientale. Segnali di tensione crescente? Forse, ma a questo punto, arrivati al terzo lancio di un Icbm (i missili intercontinentali) da luglio a oggi, va da sé che l’allerta del terzetto Usa-Sud Corea-Giappone resta elevatissima. Qualche ora prima della provocazione coreana, peraltro, i servizi di Seul avrebbero avvisato di un nuovo imminente test nucleare nel Pacifico. Sarebbe il sesto.