C'ĆØ una generazione che non ha visto l'Europa divisa in due dalla cortina di ferro. La guerra fredda sembra lontana secoli, eppure ĆØ terminata appena tre decenni fa. Con āNon Farmi Muroā dal 6 al 13 ottobre la Germania si racconta in Italia attraverso oltre cento eventi organizzati in piĆ¹ di 20 cittĆ , da Ragusa a Domodossola, passando per Napoli, Roma, Firenze, Milano, Torino e tante altre, grandi e piccole. Trent'anni dopo quel 9 novembre 1989, a presentarsi ĆØ una Germania nuova, diversa, moderna, riferisce Adnkronos. Sulla caduta del muro di Berlino la chiesa cattolica ha avuto un ruolo determinante. Lo aveva riconosciuto anche Michail Gorbaciov, arrivato in Vaticano nel dicembre del 1989: ātutto ciĆ² che ĆØ successo nellāEuropa orientale in questi ultimi anni non sarebbe stato possibile senza la presenza di questo Papa, senza il grande ruolo, anche politico, che lui ha saputo giocare sulla scena mondialeā. Al decano dei vaticanisti Gianfranco Sviercoschi, ex vicedirettore dellāOsservatore Roma, amico e collaboratore di Giovanni Paolo II viene quasi naturale porsi una domanda. āMa se invece di un Papa polacco, e dunque un pontefice con quella provenienza, con quella biografia, con quella esperienza, ci fosse stato un Papa arrivato da un altro Paese comunista, ad esempio, diciamo, ungherese, oppure cecoslovacco, o tedesco-orientale, ebbene, la caduta del Muro e il tramonto del marxismo, sarebbero avvenuti in tempi cosƬ incredibilmente brevi? E senza contrasti, senza gravi contraccolpi e, soprattutto, senza spargimenti di sangue?ā. Il 9 novembre 2019 sarĆ il 30Ā° anniversario della caduta del Muro e Ā della fine del comunismo. āEra una svolta epocale, un punto di non ritorno nella storia della famiglia umana – sostiene Svidercoschi-. E papa Wojtyla, nella sua enciclicaĀ Centesimus Annus, propose un nuovo modello di democrazia, fondato essenzialmente sul riconoscimento dei diritti umani. In modo cosƬ da ristabilire il primato della persona sulle scelte politiche ed economiche, il primato dellāetica sulla tecnica, la superioritĆ dello spirito sulla materiaā. Naturalmente, si trattava di una societĆ ideale, tutta da costruire. āMa giĆ quel progetto spaventĆ² i nuovi burocrati, proprio perchĆ© andava contro i loro interessi, le loro strategie. E cosƬ, dopo soli cinquantāanni, si risentƬ nella terra europea, nei Balcani, il rombo spaventoso dei cannoniā, puntualizza Svidercoschi.
La fine dellāEuropa divisa
Concerti, mostre, spettacoli, incontri tematici, momenti educativi ed altri dedicati a socialitĆ ed intrattenimento caratterizzeranno 'āla Settimana tedesca in Italiaā, anzi “italo-tedesca”, come ha voluto sottolineare l'ambasciatore della Repubblica federale di Germania Viktor Elbling, che ha l'obiettivo “di avviare una riflessione sui rapporti tra i nostri due paesi”, di far emergere “cosa abbiamo in comune e quanto miti e stereotipi siano falsi”. Ā Gli eventi scelti “trasmettono i valori rappresentati dalla caduta del Muro di Berlino e dalla fine della divisione europea: la democrazia e la libertĆ , la fratellanza e la visione di un futuro comune tra diverse nazioni, tutti valori che oggi sono perfettamente radicati nellāeuropeismo”, ha spiegato ancora Elbling. “Una riflessione su come evitare nuovi Muri, ma anche una festa”, sottolinea il diplomatico che a Roma ha illustrato l'evento nel corso di una conferenza che ha ha visto la partecipazione dei nuovi direttori dell'Accademia tedesca di Villa Massimo e del Goethe Institut, rispettivamente Julia Draganovic e Joachim Bernauer, dell'artista Janine von Thuengen, di Paolo Buonaiuto (Rome University of Fine Arts), di Ulrich Rueter, direttore dell'Ente Germanico per il Turismo in Italia. Ā L'inaugurazione ufficiale, precisa lāAdnkronos, ĆØ prevista, con una giornata evento al Maxxi Museo nazionale delle arti del 21Ā°secolo, domenica 6 dalle 15 alle 23: musica, intrattenimento, discussioni, street food, attivitĆ per bambini, esposizioni “all'insegna del motto 'Non Farmi Muro', 30 anni dopo quell'evento che ha permesso – ha evidenziato Elbling – la riunificazione della cittĆ di Berlino e la “caduta di quel muro metaforico che per tanto tempo aveva diviso il mondo”, consentendo di cominciare a “ricostruire un'identitĆ comune tedesca, europea e globale”. Un evento storico che anche secondo gli italiani – rivela un'indagine dell'Istituto Piepoli – ha rappresentato un fatto importante “per tutto il mondo” (50% del campione) e “per tutta l'Europa” (34%) piĆ¹ che “solo per la Germania” (9%) e cui si associano i valori di libertĆ (50%), speranza (265) e pace( 22%) prima ancora che unitĆ (19%).
Lo spessore diplomatico della Santa Sede
Era il giugno del 1987, quando Giovanni Paolo II ritornĆ² per la terza volta in Polonia. UnĀ āservizio alla veritĆ ā, come definƬ egli stesso il viaggio. Non era piĆ¹ tempo di prudenze, di mezze parole. Lāintera visita fu una durissima denuncia del vuoto di progettualitĆ che ormai mostrava il āsocialismo realeā. Da li, prese lāavvio quellāimpressionante impetuoso processo, che nel giro di due anni avrebbe portato al ritorno di SolidarnoÅÄ alla legalitĆ , al primo governo non comunista nellāEuropa orientale. E in breve tempo, improvvisamente e inaspettatamente, avrebbe portato alla caduta del Muro. Dunque, āal fallimento del marxismo, del suo progetto politico-ideologico, ma, prima ancora, della sua presunzione prometeica di cancellare Dio dalla coscienza dellāuomoā, precisa Svidercoschi. āCapitalismo e comunismo sono convergentiā, disse Karol WojtylaĀ A dire no ad entrambi i sistemi fu, il 24 marzo 1987, il Papa passato alla storia per aver contribuito in maniera determinante ad abbattere il muro di Berlino.Ā āNĆ© capitalismo nĆ© comunismoā, ammonƬ Giovanni Paolo II parlando dellāenciclicaĀ Populorum progressioĀ di Paolo VI. āSono due sistemi che si dividono il mondo, sembrano diversi, ma in fondo tutti e due vedono soltanto il potere economicoā. Per questo, aggiunse Karol Wojtyla due anni prima della fine della Guerra fredda,Ā āle drammatiche divisioni di oggi non sono soltanto quelle ideologiche tra Est e Ovest, ma anche quelle di ricchezza e miseria tra Nord e Sudā.
Ateismo di Stato
Caduto il Muro, fallito il comunismo, collassata lāUrss, era sparito anche lāateismo di Stato, lāateismo ideologico. Che allāinizio, quandāera uscito dalle pagine de Il Manifesto, era unāaltra cosa. Marx e Engels ragionavano ancora in termini di materialismo dialettico,Ā āla religione ĆØ Ā lāoppio per il popolo”. Ma poi il marxismo si era tramutato nel piĆ¹ spietato e sistematico dei tentativi, condotti lungo i secoli, di cancellare Dio dalla vita sociale e culturale. Anzi, diĀ āstrozzare Dio nel cuore dei credentiā, come affermava Lenin, lāex seminarista. āE cosi, sostenuta da un regime tirannico e da un potente apparato statale, la repressione era durata settantadue anni puntualizza Svidercoschi-. E lāateismo, almeno allāesterno, sembrava essere diventato un fenomeno di massa. Dunque, crollato il marxismo, era scomparso anche il āgrande nemicoā. Tutto finito. Storia chiusa. Ed ecco perchĆ© fu proprio una brutta sorpresa (per le Chiese cristiane, e in particolare per quella cattolica) scoprire che, nellāintrecciarsi tra lāirreligiositĆ dellāEst e la scristianizzazione dellāOccidente, stava nascendo un nuovo tipo di non credenteā.
Fattore di unitĆ
Non era piĆ¹ lāhomo sovieticus, lāateo militante, ma lāhomo indifferens. Un poā agnostico, un poā scettico, un poā consumistico, senza ideali, e per il quale, come diceva Sartre, Dio diventava unaĀ āipotesi inutileā. CrollĆ² il Muro, ma, per certi aspetti, successe il caos. āCi fu una tale ubriacatura di libertĆ che finƬ per svilire il grande bene appena riconquistato- osserva Svidercoschi-. Spuntarono i nazionalismi, portando allo scoperto antichi rancori etnici, culturali e religiosi. Nei Balcani ricominciĆ² la guerra, una guerra fratricida. La Chiesa cattolica dovette affrontare nuove controversie con lāUcraina e la Romania (per la questione degli āuniatiā, ossia gli orientali legati a Roma), con Mosca (per aver riorganizzato la gerarchia ecclesiastica nellāex Urss) e con la Chiesa anglicana (che aveva ammesso le donne al sacerdozio). Intanto, in Africa e in Asia si espandeva lāislam fondamentalista, con gravissime ripercussioni sulle minoranze cristiane. Fu allora che venne fuori la grandezza di Giovanni Paolo II come leader spiritualeā. Venne fuori lāincredibile tenacia, con la quale il Papa cercĆ² di tenere unite le fila di quella comunione tra le religioni che Assisi aveva aiutato a riscoprire. Anzi, fece ancora di piĆ¹. Nella lettera enciclica Ut Unum Sint, dichiarĆ² la propria disponibilitĆ a un ādialogo fraternoā con gli altri cristiani, per trovare una nuova forma di esercizio del ministero petrino, affinchĆ© tornasse a essere, come alle origini, fattore di unitĆ .