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No al referendum-bis, sì al rinvio

Forse era più scontata rispetto al no deal ma, comunque, è arrivata una nuova bocciatura a Westminster, la terza in tre giorni: per la Camera dei Comuni non si farà un secondo referendum sulla Brexit. La conferma è arrivata dopo che l'emendamento trasversale proposto per sciogliere il nodo sull'approvazione del piano d'uscita e richiamare i britannici al voto è stato declinato dalla maggioranza, con 334 voti contrari e appena 85 a favore. Numeri sui quali ha inevitabilmente pesato la decisione dei laburisti di non schierarsi né da un lato né dall'altro, di fatto mandando a vuoto la votazione. Non ci sarà, almeno per adesso, una nuova consultazione popolare: la Brexit, quindi, dovrà passare da un nuovo voto del piano di uscita ma non ci sarà l'estensione dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona, come richiesto dalla ex deputata Tory Sarah Wollaston, con la mira di dare il via al secondo voto referendario.

Nuovi scenari

Nel frattempo, a Theresa May è stato conferito il mandato alla premier di richiedere all'Unione europea un rinvio breve della Brexit: con 412 “sì” e 202 “no”, la mozione mira a richiedere il posticipo dal 29 marzo al 30 giugno. Entro il 21 del mese l'Unione europea dovrà dare una risposta e, per far sì che il rinvio venga accordato, servirà un voto unanime. In caso contrario, la mozione prevede che la premier chiederà all'Ue una dilazione lunghissima dei tempi della Brexit, almeno un anno. Uno scenario che aprirebbe la strada a un clima di incertezza politica che andrebbe più a detrazione dei brexiteers che della premier, favorendo in questo modo il verificarsi di una posizione di vantaggio per l'Europa, forse più del no deal, il quale resta la possibilità all'orizzonte qualora anche il terzo voto dovesse risolversi in un nulla di fatto. Una motivazione in più per Theresa May per convincere gli oltranzisti e i nordirlandesi del Dup a fare un passo indietro e ad acconsentire al secondo piano, comprensivo del backstop rivisto.

Trump: “Brexit condotta male”

Nel frattempo, da Oltreoceano arriva una critica netta nei confronti di Theresa May, per bocca nientemeno che del presidente Donald Trump, secondo il quale la Brexit è stata condotta in modo sbagliato: “Non ha ascoltato i miei consigli”, ha detto confermando, però, che “i negoziati devono andare avanti, anche se dovevano essere portati avanti in maniera diversa”. A ogni modo, per il presidente degli Stati Uniti la seconda consultazione non sarebbe la soluzione ideale: “Sarebbe impossibile perché ingiusto”. Dichiarazioni arrivate a margine di un incontro con il premier irlandese Leo Varadkar.

Mattia Damiani

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