Non si arresta la furia omicida degli estremisti islamici di Boko Haram che hanno ucciso in un villaggio dello Stato di Borno 56 abitanti. La notizia è stata confermata dal governatore di Kashim hettima, spiegando che il Califfato nero sta cercando in tutti i modi di estendere la sua violenta campagna per instaurare uno Stato Islamico in Nigeria.
La tensione nel Paese è salita da quando è stato eletto presidente Buhari, il quale sin dall’inizio della sua campagna aveva dichiarato guerra al terrorismo, una promessa che si è concretizzata negli ultimi mesi con la formazione di forza multinazionale composta da oltre 8000 uomini del Ciad, Niger, Nigeria e Camerun. Intanto il 27 agosto scorso sono trascorsi 500 giorni da quando un gruppo di studentesse è stato rapito nella scuola di Chibok, segnando così una delle più eclatanti azioni di Boko Haram in terra africana.
Intanto, nel vicino Ciad dieci militanti islamici sono stati condannati a morte dopo un processo a porte chiuse durato tre giorni. I combattenti, scrive sul sito la Bbc, sono stati accusati per il loro ruolo attivo in alcuni attacchi terroristici nella capitale N’Djamena, durante il quale nei mesi scorsi persero la vita 52 persone. Una vera e propria novità per il Paese che aveva abolito la pena di morte e che da luglio ha deciso di reintrodurla per atti di terrorismo.
L’azione di Boko Haram prosegue dunque tra arresti ed offensive, e se da una parte incontra ostacoli alla sua capacità espansionistica, dall’altra allarga i suoi confini sino alla Libia, dove diverse fonti locali confermano che i jihadisti del Califfato nero, circa 200, sono giunti a Sirte passando per i Paesi confinanti.