Oggi sono in programma manifestazioni in diverse zone della Nigeria, in occasione del 500esimo giorno di prigionia per le studentesse di Chibok, le ragazze cristiane rapite dal gruppo jihadista Boko Haram, nel nord-est del Paese. Lo riferisce l’emittente britannica “Bbc”, secondo cui a Lagos e nella capitale Abuja, gruppi di uomini e donne con indosso abiti di colore rosso scenderanno in strada per tenere viva l’attenzione internazionale sul caso. In 500 giorni non si sono avute notizie di rilievo sulla sorte delle 219 giovani, per la cui liberazione l’amministrazione guidata dal nuovo presidente Muhammadu Buhari ha promesso rinnovato impegno. Il capo dello Stato ha promesso anche un rafforzamento delle operazioni di contrasto contro Boko Haram, promettendo la vittoria della battaglia contro il terrorismo nel giro di tre mesi.
Le famiglie delle “ragazze di Chibok”, sperano ancora che vengano liberate, ma ancora non ci sono state tracce. Le giovani sono state portate via dal dormitorio della loro scuola, nello Stato di Borno, la notte tra il 14 e il 15 aprile. Nel frattempo, oltre alle ricerche dei militari nel Paese, in tutto il mondo sono state lanciate campagne per la loro liberazione. Anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon ha più volte espresso il suo sostegno per la liberazione delle giovani, definendo “intollerabile” il loro rapimento.
Manasse Allen è uno dei parenti di alcune ragazze. Due sue nipoti fanno parte del gruppo sequestrato dai jihadisti: “E’ davvero un’esperienza molto dolorosa. E’ un trauma”, racconta davanti alla fontana dell’Unità ad Abuja, dove ogni settimana si incontrano i membri della campagna Bring Back Our Girs (Bbog, “Ridateci le nostre ragazze”), lanciata a livello internazionale dopo il sequestro delle giovani.