Cinque giorni fa il governo nigeriano aveva annunciato al mondo una storica svolta: le milizie del movimento islamista Boko Haram, che da sei anni ad oggi hanno mietuto almeno 10mila vittime, sembravano intenzionate a stabilire una tregua. Tregua che, se effettiva, avrebbe permesso alle 219 studentesse rapite sei mesi fa di tornare finalmente a casa.
Ma le parole non si sono tradotte in fatti e il terrore, per il Paese più popoloso d’Africa, è tornato a regnare sovrano: questa mattina, nei villaggi di Waga Mangoro e Grata della regione settentrionale di Adamawa, il movimento ha sequestrato altre 60 ragazze. Fonti locali hanno confermato che l’area era sotto il controllo dei ribelli da circa due mesi ed abitanti dei villaggi dicono che un centinaio di uomini di Boko Haram, completamente armati, sono entrati nel villaggio sparando per poi bruciare case e negozi. I miliziani hanno ucciso due uomini e portato via le ragazze. Poco più ad ovest, poi, nella cittadina di Azare, l’esplosione di un ordigno in una stazione di autobus ha ucciso almeno 5 persone, ferendone una dozzina.
Lo riferisce la polizia confermando testimonianze di abitanti della zona. “C’è stata un’esplosione” ha affermato Mohammed Haruna, portavoce della polizia locale, precisando che sono stati individuati i cadaveri, ustionati e per ora irriconoscibili. Durante gli attacchi, i miliziani hanno dato fuoco anche a chiese della comunità locale, continuando a diffondere il terrore che, nonostante le speranze di alcuni giorni fa, sembra non voler abbandonare il Paese