Si è trattato di uno dei summit più importanti dei 65 anni di storia dell’Alleanza Atlantica, tanto moderno quanto deja-vù. Quel relitto – la Guerra Fredda – che sembrava non dovesse più tornare e che oggi, di fronte a situazioni tanto “esplosive”, potrebbe ricominciare. L’appuntamento si è aperto con 54 grandi bandiere una accanto all’altra attorno al grande tavolo, con l’aula completamente avvolta dal silenzio. Prima dell’inizio delle discussioni sono stati commemorati i 3469 militari caduti nella missione di combattimento “Enduring Freedom” cominciata nel 2001 in Afghanistan, che si concluderà ufficialmente il prossimo 31 dicembre.
Ad aprire la prima delle due giornate in programma, sullo sfondo delle grandi crisi politico-umanitarie in corso, è stato il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, che ha subito denunciato l’attacco russo all’Ucraina: “Siamo di fronte a un clima di sicurezza drammaticamente cambiato – ha affermato – e per quanto riguarda il piano in 7 punti proposto da Vladimir Putin, quel che conta è quanto accade sul terreno. Le misure per rafforzare la capacità di risposta della Nato – ha sottolineato – rispettano il trattato Nato-Russia. Ed è chiaro a tutti che è la Russia ad averne violato i fondamenti”.
Ospite del summit un Poroshenk0 proveniente dalla riunione del G5 tenutasi poco prima dell’inizio di Newport. Il leader, a margine dell’incontro, ha annunciato che domani al vertice di Minsk Osce-Ue-Russia-Ucraina, sarà firmato un piano che prevede una tregua nell’est separatista. “Il punto chiave è un cessate il fuoco”, ha sottolineato il presidente ucraino, precisando poi che la Nato si è detta disponibile a fornire al suo Paese assistenza militare, senza però specificare di che tipo: “Usa, Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia sostengono l’integrità territoriale dell’Ucraina: insieme siamo forti!” Ha scritto su Facebook. E Matteo Renzi intanto ha chiesto che il cessate il fuoco sia duraturo, che il leader del Cremlino dimostri la propria volontà e il proprio impegno per la pace “non con le parole, ma con i fatti”. “La Nato può avere un ruolo per risolvere la crisi – ha continuato il premier italiano – ma occorre evitare che sia percepita come ulteriore elemento di tensione, perché c’è una priorità umanitaria da indirizzare”.
Il ministro degli esteri russo Seghiei Lavrov si è dichiarato perplesso di fronte alla grande disponibilità Nato nei confronti dell’Ucraina: “Un’eventuale apertura dell’Alleanza sulla richiesta di ingresso a Kiev – ha detto – rischierebbe di far deragliare gli sforzi per la pace”. Immediata la replica di Rasmussen: “Mentre abbiamo sospeso la cooperazione pratica con la Russia terremo aperti il canale politico e quello diplomatico. Ma resta chiaro che Mosca ha violato i principi fondamentali dell’Atto di fondazione del consiglio Nato-Russia”.
La situazione sul fronte sovietico, dunque, pare al momento aperta alla tregua o comunque a una risoluzione diplomatica. Su tutti i fronti. E i passi che l’occidente dovrà compiere, d’ora in poi, richiederanno forte discrezione e una posizione che veda le sue prerogative orientate esclusivamente verso il mantenimento della pace.
Al tavolo di Newport si è parlato anche dell’offensiva militare jihadista, e Rasmussen ha affermato che la comunità internazionale ha “l’obbligo di fermare gli estremisti dello Stato Islamico”, sottolineando inoltre il valore dei “passi compiuti da Stati Uniti ed altri paesi alleati per fermare l’azione in Iraq”. Cameron, questa mattina, aveva preannunciato che Londra potrebbe effettuare raid aerei in Siria anche senza l’autorizzazione del governo di Basher al-Assad, e i presidenti di Stato e governo si sono confermati disponibili a “esaminare seriamente un’eventuale richiesta di aiuto dall’Iraq per combattere il sedicente Califfato Islamico”.
Dall’Italia poi continuano a giungere i reclami da parte di Forza Italia, sulla scia della telefonata Renzi-Berlusconi di questa mattina nella quale il Cav si è proposto come mediatore internazioanle, che richiedono di non rompere i contatti amichevoli con la Russia: il vertice di Pratica di Mare del 2002, scrivono sul quotidiano Il Mattinale, “segnò il punto di massima vicinanza tra le potenze democratiche Usa, Ue, Russia. Quest’altro in corso in queste ore, vede sul proprio orizzonte orientale le premesse di un’alternativa comunque inaccettabile: o una guerra o un muro”.